mercoledì 30 marzo 2022

Perché e come bisogna fare attività fisica

di Roberto Rey* Il movimento e l'attività fisica possono procurare benessere sia fisico che psicologico e sono una delle più importanti scelte comportamentali utili per prevenire le malattie e rinforzare la salute. Aiutano a controllare il peso corporeo e a mantenerlo nella normalità. Permettono di sfruttare le proprie potenzialità fisiche e psicologiche per rimanere a lungo sani e felici. Possono rallentare il processo di invecchiamento e mantenere l'età biologica inferiore a quella anagrafica. A seguito dell'aumento della durata della vita diventa necessario ottenere almeno un pari aumento degli anni di vita in salute. A tal fine e' importante fare attività fisica per mantenere sia il proprio peso forma (I.M.C. tra 18,5 e 24,9) che la corretta circonferenza vita (minore di 102 cm nell'uomo e minore di 88 cm nella donna). L'esercizio fisico aiuta a vivere meglio e più a lungo perché : 1) Rinforza il cuore 2) Favorisce il buon umore e produce una sensazione di benessere. Gli ormoni liberati durante l'esercizio fisico hanno effetti positivi sulla salute 3) Abbassa la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, proteggendo cuore e vasi sanguigni 4) Rinforza le ossa, favorendo la fissazione del calcio 5) Allevia ansia e stress 6) Aumenta l'energia fisica 7) Stimola la circolazione del sangue migliorando l'attenzione, la qualità del sonno e la guarigione di aree danneggiate 8) Aiuta a mantenere il peso forma, rinforza i muscoli e brucia i grassi 9) Migliora la qualità del sonno 10) Abbassa il rischio cardiovascolare. Vivere più a lungo non è oggi la cosa più importante, in quanto conta di più mantenersi in buona salute e mantenersi attivi fino a tarda età e migliorare la qualità della vita. Il massimo beneficio si ottiene con 30-40-60 minuti di esercizio al giorno secondo le proprie condizioni fisiche.
Camminare è il movimento più facile e più naturale ed è uno di quelli più salutari, tanto da essere definito un ottimo farmaco. Sconfiggere la sedentarietà è la chiave per ottenere salute e benessere. Camminare aiuta a mantenere efficiente il sistema cardiocircolatorio. Regolarizza i livelli della pressione sanguigna e stimola il ritorno venoso dagli arti inferiori mantenendo così il sangue in movimento. Ne consegue un minor rischio di eventi trombotici. Camminare stimola anche la circolazione linfatica e riduce i ristagni idrici potenziando l'azione drenante dei reni. Tonifica i muscoli e riduce la percentuale di massa grassa. Richiede un costante lavoro muscolare. E' un ottimo antistress ed è utile per controllare ansia, panico e depressione. Riduce il rischio di ammalarsi e protegge dalle recidive. Fa bene al cuore e ai vasi sanguigni. Migliora il ritorno venoso al cuore e impedisce il ristagno a livello delle caviglie e dei piedi. Camminare aiuta il corpo ad eliminare le tossine soprattutto quelle endogene. Rappresenta un ottimo esercizio contro il rischio di osteoporosi: funziona sia come prevenzione (stimola il lavoro delle cellule scheletriche) sia come cura. Aiuta a respirare meglio e migliora la capacità respiratoria. L'attività fisica, di cui la camminata veloce fa parte a pieno titolo, è una delle armi più efficaci per la prevenzione dei tumori. E' ottima per purificare il sangue. Serve anche per salvaguardare il fegato. E' ottima per controllare il peso corporeo. L'abitudine a praticare un esercizio fisico, regolare e costante può produrre molti benefici: *Annulla la sedentarietà e le sue conseguenze negative. *Migliora il profilo lipidico (riduzione del colesterolo totale e del colesterolo LDL, riduzione dei trigliceridi, aumento del colesterolo HDL). *Migliora il controllo del diabete tipo 2 grazie all'aumento della sensibilità all' insulina. *Migliora il controllo dell'ipertensione arteriosa, sia per la vasodilatazione sia per la maggiore vascolarizzazione a livello muscolare, sia per la riduzione dell'attività del sistema simpatico. *Riduce il sovrappeso/obesità e ridistribuisce il grasso corporeo. Solo l'esercizio fisico aumenta il consumo di calorie; quando le calorie sono ormai trasformate in grasso, la miglior soluzione è quella di praticare attività aerobica per trasformare il grasso in energia. Il primo a essere mobilizzato è il grasso addominale che è il maggior responsabile delle complicanze cardiovascolari e metaboliche. *Aumenta il coefficiente respiratorio cioè il rapporto tra il tasso di ossigeno trasportato e quello consumato. Gli atti respiratori diventano più lenti e più profondi. *Rinforza le ossa favorendo la fissazione del calcio e di altri minerali. Stimola il trofismo delle cartilagini articolari. La marcia e la corsa sollecitano la colonna e gli arti inferiori e stimolano la rimineralizzazione delle ossa osteoporotiche, *Riducono l'ansia e la depressione, lo stress e scaricano la tensione. *Migliorano l'umore e producono uno stato di benessere generale. L'attività fisica può essere suddivisa in: “sportiva”, ”lavorativa”, ”hobbystica”, ”salutistica” se si prende in considerazione, come criterio distintivo, il quando e il perché viene effettuata. L'attività fisica “sportiva” è quella che viene svolta durante la pratica di uno sport di tipo amatoriale e non agonistico o durante allenamenti programmati e strutturati. La principale finalità per cui viene praticata è quella di mantenersi in forma divertendosi e coltivando la passione per uno specifico sport. Ne fanno parte la corsa, il nuoto, il calcio, il ciclismo, il canottaggio e tante altre attività sportive. L'attività fisica “lavorativa” è quella praticata durante lo svolgimento del proprio lavoro a condizione che sia un lavoro di medio o elevato impegno fisico. Ne sono un esempio i lavori pesanti svolti nel settore edilizio, nel settore agricolo, nella manutenzione stradale, nei traslochi. L'attività fisica “hobbistica” è quella svolta nel contesto delle attività praticate per hobby. La finalità è quella di occupare il tempo libero con attività ludico-ricreative, distensive e salutari, quasi sempre meno impegnative di quelle sportive. Ne sono un esempio il giardinaggio, il ballo, la canoa, la vela nonchè il gioco delle bocce, le lunghe passeggiate con il cane, le gite e le escursioni. L'attività fisica “ salutistica “ è quella svolta soprattutto spostandosi da un punto a un altro della città senza usare mezzi di trasporto a motore. La finalità principale è quella di ottenere benefici in termini di salute. Ne sono un esempio i trasferimenti effettuati a piedi o in bicicletta per recarsi a scuola o al lavoro oppure il salire le scale a piedi, anziché in ascensore. A sostegno di tali scelte salutistiche si sottolinea che, nell'ambito dei trasferimenti in città, la bicicletta è comunque il mezzo più razionale e più veloce per distanze da 1 a 5 Km, e il camminare a piedi è il modo più sicuro e veloce per distanze inferiori a 1 Km. L'attività fisica può essere suddivisa in “aerobica”, “anaerobica”, “mista” se si tiene in considerazione il come viene effettuata. L'attività fisica”aerobica” o dinamica o di resistenza. Durante il suo svolgimento richiede un impegno cardiovascolare costante, prolungato e di media intensità. Ne sono un esempio la camminata veloce (fit-walking), la corsa all'aperto o su tappeto rotante, il nuoto, lo sci di fondo, il ballo, il golf. Tali attività devono essere svolte per almeno 30 minuti consecutivi. L'attività fisica”anaerobica” o statica o di potenza. Durante il suo svolgimento richiede un impegno cardiovascolare di durata breve, ma di elevata intensità, spesso responsabile di un transitorio aumento della pressione arteriosa. Ne sono un esempio il sollevamento pesi, il body-building e tutti gli esercizi brevi e ripetuti più volte,effettuati in palestra con attrezzi e con specifiche macchine. L'attività fisica”mista” è quella caratterizzata dall' alternanza di attività aerobica e anaerobica. Richiede un impegno cardiovascolare con momenti di bassa o media intensità e momenti di alta intensità. Ne sono un esempio gli sport di squadra (calcio, pallacanestro, rugby) e il tennis. E 'opportuno premettere che l'attività fisica per favorire la salute deve essere praticata in modo regolare e costante e deve essere adeguata alle caratteristiche psico-fisiche del singolo soggetto. Ottimali sono i programmi di allenamento personalizzati. L'attività fisica è importante perché aumenta l'efficienza dell'apparato cardiovascolare e riduce il livello dei fattori di rischio cardio-cerebro-vascolare. Ha un effetto protettivo importante anche se i suoi benefici possono essere pesantemente ridotti dall'azione negativa esercitata dai maggiori fattori di rischio (ipertensione, fumo, obesità, dislipidemia) i quali, se presenti, devono venire contrastati e se possibile aboliti. La pratica dell'attività fisica necessita di alcune indicazioni: il programma di allenamento con cui ricominciare, dopo un periodo di inattività, dovrebbe consistere in una camminata giornaliera a passo decisamente sostenuto, tenendo una velocità di 6 km/ora (1 km ogni 10 minuti ) per una distanza di almeno 3 km; dopo 3-4 mesi in una camminata a passo veloce, tenendo una velocità di 6,5 -7 Km /ora per almeno 4 km. L'attività aerobica è la più adatta per potenziare l'efficienza dell'apparato cardiocircolatorio. Per quanto riguarda la frequenza cardiaca, durante un allenamento è bene rimanere su valori pari al 60-80 % di quella teorica massima, che viene calcolata sottraendo da 220 il numero degli anni di età. L'abitudine a praticare un esercizio fisico regolare e costante può produrre i seguenti benefici: *Annulla il fattore di rischio sedentarietà e le sue conseguenze negative. * Migliora il profilo lipidico (riduzione del colesterolo totale e del colesterolo Ldl, riduzione dei trigliceridi, aumento del colesterolo Hdl ) * Migliora il controllo del diabete tipo2 grazie all'aumento della sensibilità all'insulina. * Migliora il controllo dell'ipertensione arteriosa, sia per la vasodilatazione e la maggiore vascolarizzazione a livello muscolare, sia per la riduzione dell'attività del sistema simpatico. * Riduce il sovrappeso/obesità e ridistribuisce il grasso corporeo. * Aumenta il coefficiente respiratorio cioè il rapporto tra il tasso di ossigeno trasportato e quello consumato. Gli atti respiratori diventano più lenti e più profondi. * Rinforza le ossa favorendo la fissazione del calcio e di altri minerali. Stimola il trofismo delle cartilagini articolari. La marcia e la corsa sollecitano la colonna e gli arti inferiori e stimolano la rimineralizzazione delle ossa osteoporotiche. * Medico, presidente dell'associazione Più Vita in Salute

martedì 29 marzo 2022

Quest'anno in arrivo quasi cento nuovi farmaci

In Europa, nel 2021, sono stati autorizzati 79 nuovi farmaci, di cui 61 contenenti nuove sostanze attive (25 medicinali orfani per il trattamento di patologie rare), 6 farmaci biosimilari e 12 equivalenti. Tra i nuovi farmaci autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema), permane il primato dei medicinali antineoplastici e immunomodulatori (40,5%), destinati al trattamento di malattie autoimmuni e di alcuni tipi di tumori solidi (quali il tumore del polmone, della mammella e dell’utero) e del sangue (quali il mieloma, il linfoma e la leucemia), seguiti dagli antinfettivi a uso sistemico (12,6%), dai farmaci del sistema nervoso (7,6%) e dell’apparato digerente e del metabolismo (7,6%); percentuali inferiori riguardano nuovi medicinali appartenenti ad altre categorie ATC. Sono alcune delle informazioni contenute nella quarta edizione del Rapporto “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”, pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco sul portale istituzionale. Il Rapporto ha lo scopo di fornire informazioni sui nuovi medicinali e sulle nuove terapie, che hanno ricevuto un parere positivo dell’Ema nel 2021 o che potrebbero averlo negli anni successivi.
Tra i medicinali orfani che hanno ricevuto il parere positivo dell’Ema, due sono farmaci per terapie avanzate, nello specifico terapie geniche: Abecma, per il trattamento di adulti con mieloma multiplo recidivante e refrattario e Skysona, per il trattamento dell’adrenoleucodistrofia cerebrale precoce. Sui dati disponibili al momento della stesura del Rapporto, per l’anno 2022 è previsto un parere da parte dell’Ema per 96 nuovi medicinali, con una prevalenza di farmaci antineoplastici, seguiti da una quota rilevante di medicinali per il sistema nervoso e sensoriale, immunosoppressori e immunostimolanti e medicinali dell’apparato digerente e del metabolismo. Dei 29 medicinali orfani attualmente in valutazione, infine, 7 sono medicinali per terapie avanzate. La pubblicazione del Rapporto rientra tra le attività di Horizon Scanning dell’Aifa, finalizzate a identificare e valutare precocemente nuovi medicinali e nuove indicazioni terapeutiche di medicinali già autorizzati, che potranno ampliare le opzioni di trattamento a disposizione dei medici e dei pazienti colmando le esigenze di salute non ancora soddisfatte.

domenica 27 marzo 2022

Un "Viaggio nell'oncologia contemporanea"

Quasi due malati oncologici su tre (il 59% fra gli uomini, il 65% fra le donne) sopravvivono dopo cinque anni dalla diagnosi. La mortalità è calata dell’8-10% negli ultimi sei anni. Il tumore è sempre più una malattia per cui si può guardare anche alla terapia e alla guarigione. È giunto il momento, quindi, di adeguare il linguaggio adottato quando si tratta di tumore, liberandolo dai tabù e dalle metafore figlie del passato: partendo dalle parole utilizzate, eliminando i termini militari spesso abusati, modificando l’atteggiamento linguistico, le forme di comunicazione pubblica, a volte anche i rapporti fra medico e paziente e tra gli stessi sanitari. Una sfida che guarda al futuro ma si basa su numeri concreti e sull’esperienza pratica di oncologi, specialisti, studiosi ed esperti della comunicazione, è quella di “Viaggio nell’Oncologia Contemporanea – Un’altra meta è possibile” (Mimesis Editore). Un libro, curato da Mario Nejrotti, che raccoglie il contributo di diversi autori e fa parte di un progetto più ampio – portato avanti da Fondazione Ricerca Molinette e Ordine dei Medici di Torino – con l’ambizione di favorire una piccola rivoluzione culturale nell’ambito della nostra sanità, che è poi una rivoluzione di pensiero: non più cancro ma neoplasia, non più Oncologia solo come terapia per le diagnosi infauste ma come specialità della medicina, in grado di curare e dare possibilità di futuro. In sostanza, l’obiettivo è riuscire ad adeguare alla realtà di oggi il linguaggio utilizzato. Sia nel dibattito pubblico, da parte di tutti gli attori in gioco, sia nel rapporto fra sanitari e paziente. Il viaggio va dal racconto in prima persona di un paziente e del suo punto di vista, ai progressi recenti permessi dai farmaci e da nuovi strumenti di cura, passando per il Covid e le sue ricadute in ambito oncologico. Con un ampio spazio alla riflessione e alle criticità generate da una comunicazione ancora in molti casi insufficiente e obsoleta o non così centrata sulle necessità del malato. Una narrazione all’interno della quale si scoprono punti fermi su cui costruire. Come l’importanza di definire in modo sempre più accurato il ruolo della comunicazione dei medici nei confronti dei pazienti, che deve essere attenta al malato più che alla malattia ed essere considerata parte integrante del processo di cura, sia per la modalità che per il tempo dedicato. Al centro del libro ci sono innanzitutto i delicati passaggi procedurali, ad esempio nella consegna del referto radiologico: un momento molto difficile che necessita di vicinanza e che rende cruciale la mediazione del radiologo e la valutazione congiunta tra specialista e medico curante. “Con questo progetto vogliamo contribuire ad arricchire la riflessione in corso sul significato della parola cancro – chiarisce Libero Ciuffreda, direttore Oncologia Medica 1 presso il Coes (Centro Oncologico Ematologico Subalpino) della Città della Salute e membro cda di Fondazione Ricerca Molinette - Riteniamo che, anche grazie ai dati sul progressivo incremento della sopravvivenza dei pazienti oncologici e del miglioramento della loro qualità di vita, oggi si imponga una rivoluzione culturale e del linguaggio di cui vogliamo esser protagonisti. L’obiettivo del progetto è depotenziare la parola cancro e dissociare la diagnosi e la cura delle patologie neoplastiche, da immagini, metafore e significati terrorizzanti, sempre più lontani dalla moderna medicina oncologica”. “La relazione tra medico e paziente è una componente fondamentale del processo assistenziale e per questo da tempo come Ordine - sottolinea Guido Giustetto - il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino - ci battiamo perché sia concesso ai medici di avere più tempo a disposizione da dedicare per sviluppare e approfondire questo rapporto. A maggior ragione si tratta di un aspetto decisivo in oncologia, uno di quei campi in cui in passato poteva accadere che il medico nemmeno rendesse partecipe il malato della diagnosi, pratica per altro oggi vietata dal codice deontologico. Crediamo invece che proprio l’attenzione alla comunicazione sia essenziale per fortificare quell’alleanza di cura che contribuisce a migliorare la qualità delle terapie e della vita stessa del paziente”.

venerdì 18 marzo 2022

Ecco i "superalimenti" che fanno meglio alla salute

di Roberto Rey*
Premesso che il miglior cibo nutre, previene e cura le malattie, diventa fondamentale conoscerlo e saperlo scegliere in funzione delle proprie esigenze. Ecco il perchè della presentazione di 50 “superalimenti” per la dispensa e la tavola di chi vuole introdurre nel corpo solo ciò che è utile e importante per mantenere la propria salute. Una selezione di alimenti che meritano di essere apprezzati per le loro qualità. Dobbiamo conoscerli, portarli sulle nostre tavole e mangiarli con la consapevolezza di quanto possono fare del bene al nostro organismo. Molti di coloro che avevano preso come modello la dieta mediterranea, quindi una dieta sana, si sono nel tempo indirizzati verso diete pericolose per la salute. Pertanto, se noi vogliamo stare meglio dobbiamo recuperare un adeguato comportamento alimentare osservando le seguenti linee guida: 1) mantenere il proprio peso nei limiti normali, scegliendo cibi meno ricchi in termini di calorie e inserendo nella propria alimentazione alimenti vegetali ricchi di fibra come la frutta fresca e gli ortaggi; 2) consumare complessivamente meno grassi e colesterolo; 3) conoscere le proprietà dei cibi e seguire una dieta sana e bilanciata. Le più recenti ricerche scientifiche hanno fornito prove certe sul rapporto tra cibo e salute. Oggi è possibile alimentarsi con cibi che producono un'azione benefica sul nostro organismo e quindi lo proteggono favorendo lo sviluppo e il consolidamento di una duratura condizione di benessere generale. L'importante è imparare a riconoscere le virtù degli alimenti per portarli sulle nostre tavole e consumarli consapevolmente. Con una corretta alimentazione si può aiutare l'organismo a mantenersi in forma, prevenendo molti dei disturbi più comuni e contrastando gli effetti negativi dell'invecchiamento. Quanto premesso giustifica la presentazione di una guida di alimenti, fondamentali per il benessere quotidiano. Tali alimenti hanno una caratteristica comune: sono semplici e facili da trovare e soprattutto ci permettono di difendere la salute sia oggi che nei prossimi anni. Per quanto è possibile, dobbiamo preferire alimenti provenienti da colture biologiche e da piccole produzioni controllate. Il nostro organismo non è in grado di sintetizzare alcun minerale quindi è necessario introdurli con gli alimenti e le bevande. I principali minerali utili per la nostra salute sono il sodio (sale, pesce, alghe), il potassio (frutta secca, albicocche, banane), il ferro (legumi secchi, spinaci,semi di girasole), il calcio (cavoli, broccoli, lenticchie e mandorle), il fosforo (semi di zucca e di girasole, mandorle e lenticchie), il magnesio (mandorle, noci, cereali integrali). I sali minerali sono sostanze inorganiche non energetiche che hanno un ruolo fondamentale nel funzionamento del corpo umano. Come le vitamine (A, B, C, E) sono elementi fondamentali per la vita, per la crescita e per il buon funzionamento del corpo. Ecco l'elenco dei primi 25 dei 50 “superalimenti” semplici e facili da trovare: 1) Aglio: combatte il colesterolo cattivo (LDL) a beneficio di quello buono (HDL); ha azione antiaggregante; interviene nella profilassi delle malattie da raffreddamento e nelle bronchiti; è un potente battericida; combatte i radicali liberi; è un tonificante. 2) Albicocca: è energizzante, lassativa, nutriente e digeribile. E' ricchissima di carotenoidi precursori della vitamina A, nonchè di vitamine del gruppo B, di vitamina C e di minerali. L'albicocca (consigliata in caso di anemia e inappetenza) va scelta matura e deve essere consumata in pochi giorni. Stimola le difese naturali dell' organismo. 3) Alghe: disintossicanti e depurative. Sono limenti preziosi e ricchi di sali minerali e vitamine. 4) Ananas: Alimento antinfiammatorio e disintossicante; accelera il metabolismo ed è un coadiuvante in caso di dieta dimagrante in quanto contrasta la cellulite e la formazione delle rughe. 5) Asparago: è depurativo, diuretico e lassativo. E' facilmente deperibile ed è ricco di acido urico. 6) Avocado: antiossidante, anticolesterolo, riduce la percezione della fatica; è ricco di vitamina A ed E. E'indicato per le donne in gravidanza e per i diabetici. Mantiene bassi i valori di LDL colesterolo a beneficio di quello buono ( HDL) 7) Bacche di goji: Antiossidanti e antifatica, hanno grandi poteri energizzanti e antiossidanti. Rafforzano le difese immunitarie e contrastano l'affaticamento fisico. Sono antinfiammatorie; migliorano la concentrazione e la memoria. Potenziano la vista. Stimolano il metabolismo. Sono sconsigliate in gravidanza e durante l'allattamento. Sono considerate il frutto della vitalità e della longevità. 8) Banana: è antistress, antisettica, digestiva, lassativa. E' tra i frutti più consumati non solo per il sapore ma anche per le proprietà benefiche. E' antidepressiva, stimola attenzione e concentrazione; è antifatica, distende il sistema nervoso, regolarizza l'intestino. 9) Barbabietola: ha funzioni diuretiche e anti stipsi. E' antiossidante. Il succo è indicato per gli sportivi che fanno sport di resistenza. E' sconsigliata ai diabetici. 10) Broccolo: antiossidante, antistipsi; è ricco di vitamine e di fibre, utile per combattere l'Helicobacter Pylori. Contiene sulforafano, che inibisce i geni responsabili dell'invecchiamento cellulare. La cottura a vapore ne esalta le caratteristiche e ne preserva le proprietà nutritive. 11) Cacao: ha un potere antiossidante molto elevato, è ricco di minerali, ha un azione anti invecchiamento e grazie al fosforo stimola l'attenzione e la concentrazione. E' antidepressivo e antistress. Stimola la produzione di serotonina, che favorisce la tranquillità e il sonno. Il cioccolato fondente è quello più ricco di antiossidanti; da preferire quello con una percentuale di cacao di almeno il 70 %. 12) Caffè: è antiossidante e antifatica. La caffeina stimola il sistema nervoso centrale, l'attenzione e il tono dell'umore. Riduce i sintomi dell'emicrania. Facilita la digestione. Non superare le quattro tazzine al giorno. La caffeina si trova anche nel tè, nel cioccolato e nelle bibite a base di cola. 13) Cannella: spezia esotica,con proprietà antisettica, stimolante e digestiva. Ha elevato potere antiossidante e antibatterica sull'apparato respiratorio. 14) Carciofo: disintossicante e depurativo. E' ipocalorico e ricco di minerali e di vitamine. Contiene la cinarina, sostanza che svolge azione benefica sulla secrezione biliare, favorisce la diuresi renale e regolarizza la funzione intestinale. E' utile per combattere i disturbi digestivi, la nausea e il mal di stomaco. E' indicato per contrastare l'astenia e il sovraffaticamento. Ha un basso contenuto calorico e ha effetti diuretici. E' sconsigliato a chi soffre di problemi al colon. I carciofi cotti sono molto deteriorabili. 15) Carota: è un prezioso alleato contro i radicali liberi ed è una miniera di sali minerali e beta carotene. Ha funzioni benefiche antiinfiammatorie e rivitalizzanti, regolarizza l'intestino e facilita l'abbronzatura. Durante la bollitura immergere le carote intere e non tagliate a pezzi. Le foglie vanno tagliate prima di riporre le carote in frigorifero perchè deteriorandosi potrebbero danneggiarle. 16) Cavolfiore: è antibatterico, antinfiammatorio e antiossidante. Rafforza le difese immunitarie. Consumato crudo è un alimento anti invecchiamento. Grazie alla fibra alimentare contrasta la stitichezza. Per contrastarne l'odore sgradevole aggiungere un cucchiaino di bicarbonato all'acqua di cottura. Prima di utilizzarlo é bene sciacquarlo abbondantemente e non consumarlo mai sporco. 17) Cavolo: ha caratteristiche antinfiammatorie e antistipsi. Si può conservare in frigorifero per 2-3 giorni. E' ricco di vitamina C, di potassio e di calcio e anche di fibra per cui è utile per il benessere dell'intestino. Ha potente azione antiossidante. Quando viene cotto emana un odore sgradevole perchè ricco di composti di zolfo. 18) Cece: è antiacido ed energetico. Fra i legumi secchi è importante per il suo potere nutrizionale. E' ricco di fibre e aiuta a regolarizzare l'intestino. Aumenta i valori di Hdl colesterolo e riduce quelli di Ldl. Ricco di omega 3, riduce i trigliceridi. E' ricco anche di proteine. Aiuta a controllare il peso. 19) Cipolla: diuretica, antisettica, digestiva; ha un' elevata quantità di potassio e povertà di sodio. Ha potere battericida e ha effetti terapeutici su un'ampia gamma di disturbi (dalle affezioni delle vie respiratorie ai problemi digestivi). I principali benefici: attenua i sintomi dell'influenza, normalizza la flora intestinale, è utile contro l'osteoporosi. Ha propietà diuretiche ed è indicata contro le cistiti. Le cipolle rosse sono ricche di quercetina, antiossidante con proprietà antinfiammatorie. 20) Curcuma: apezia antiossidante, antinfiammatoria, antisettica e antivirale Si ottiene per polverizzazione delle radici della pianta. La polvere di curcuma è un ingrediente del curry. E' utile nel trattamento della digestione difficile e del meteorismo. La curcuma protegge il fegato, contrasta le difficoltà digestive; favorisce la regolarità intestinale, attenua le mestruazioni dolorose. La curcumina e la vitamina C presenti nella spezia, svolgono un 'azione anti radicali liberi. 21) Fagiolo: ha un ottimo valore nutrizionale ed è ricchissimo di proteine.Viene digerito lentamente e procura un prolungato senso di sazietà. E' un legume di cui si consumano sia i baccelli giovani e teneri (i fagiolini) sia i semi lasciati ingrossare, sgranati ed essiccati. E' un alimento molto nutriente ed è fonte di proteine vegetali che non possono essere un sostituto completo delle proteine contenute nella carne. Le loro proprietà nutritive possono aumentare se associate ai cereali. Il fagiolino bianco possiede una buona concentrazione di potassio, di magnesio, di fosforo e di vitamine. Le proteine vegetali senza grassi contribuiscono alla prevenzione delle malattie cardiovascolari e al controllo del peso. Regolano i livelli di HDL colesterolo riducendo quelli di LDL. Il fagiolo è indicato per le persone diabetiche perchè ha un basso indice glicemico. I fagioli freschi vanno sgranati solo prima di cuocerli. I fagioli secchi vanno lasciati in ammollo in acqua fredda per una notte. Per limitare il gonfiore addominale,aggiungere alle preparazioni un pizzico di zenzero. 22) Fava: di tutti i legumi è il più proteico e il meno calorico ed è ricco di minerali e vitamine, Consumata fresca è una buona fonte di vitamina C. Secca o cotta la fava è stata la principale base proteica alimentare di molte popolazioni soprattutto dell'Italia meridionale. Le fave si consumano sia crude che cotte. Si trovano in commercio sia fresche che secche. Le secche prive della buccia non richiedono ammollo preventivo.S ono ricche di potassio, ferro, fosforo e vitamine soprattutto la C, che si perde con la cottura. Anche l'essiccazione diminuisce la quantità di vitamine e minerali. La fava è energizzante e tonica, le fibre in essa contenute hanno una funzione regolatrice del transito intestinale. La fava è indicata per sostenere l'affaticamento fisico e mentale. Ovviamente è proibito il consumo di fave in chi è affetto da favismo; infatti, tali soggetti non hanno l'enzima G6PD indispensabile per neutralizzare gli effetti nocivi di alcune sostanze presenti nelle fave e pertanto avrebbero facilmente crisi emolitiche. 23) Grano saraceno: ha caratteristiche che lo avvicinano ai legumi. E' ricco di proteine, di vitamina B, di minerali (potassio) e non contiene glutine. E' utile nei casi in cui servono energia e minerali. E' un antiossidante ed è indicato nei casi di stress psicofisico, in gravidanza, nell'allattamento, nella dieta degli sportivi. 24) Lenticchia: è antiossidante, anti colesterolo, antianemica, E' un alimento ricco di sali minerali e di proteine di elevata qualità. E' il legume più digeribile. E' indicata per le donne in gravidanza, per le persone anziane e per gli sportivi. E'saziante ed è ricca di fibre e di vitamine. Da preferire quella a seme molto piccolo e scegliere quelle secche rispetto a quelle precotte. 25) Limone: è antisettico, antinfiammatorio, digestivo. E' ricco di vitamina C. Utile nei casi di affaticamento, di stress, di alimentazione non regolare. Contiene anche vitamine del gruppo B, calcio, potassio e fosforo. Favorisce la digestione. Combatte le malattie da raffreddamento e le infezioni. Depura il fegato e l'intestino. Alcune gocce nel caffè possono alleviare il mal di testa. * Medico, presidente dell'associazione Più Vita in Salute Fine della prima puntata

Virtù e benefici dei superalimenti (seconda parte)

di Roberto Rey*
Ecco la seconda parte dell'articolo sui 50 “superalimenti”. Dopo i primi 25, qui sotto i restanti 25. 26) Malto. Malto d'orzo, di mais, di miglio e di riso. Sono molto importanti, in quanto dolcificanti naturali derivati dai cereali che uniscono al potere dolcificante il potere di tonificare, di migliorare l'umore e di fornire un'energia inaspettata. Il malto sostituisce lo zucchero di cui ha un potere dolcificante inferiore ma è anche meno calorico; ha il vantaggio di avere la capacità di regalare un leggero aroma alle preparazioni. In commercio si trova principalmente sotto forma di sciroppo simile al miele e può essere usato al naturale o essere cotto nei dolci. In caso di irregolarità intestinali è indicato il malto di riso, mentre il malto di orzo ha un'azione purificante ed è indicato per i disordini alimentari. 27) Mandorla. E' il seme commestibile del mandorlo. E' ricca di vitamine e sali minerali (vitamina E, potassio, fosforo e magnesio)Non fa ingrassare soprattutto se la si consuma intera con la buccia. Ha effetto anticolesterolo, antiossidante e antistress. L'olio di mandorla come alimento ha funzioni lassative. 28) Mela. E' antiossidante e diuretica, aiuta a controllare il colesterolo e contrasta la fatica fisica. Ha un'elevata ed equilibrata concentrazione di fibre, di vitamine (soprattutto la C) e di sali minerali. Contrasta l'invecchiamento e rafforza le difese immunitarie. Tiene sotto controllo l'appetito e regolarizza l'intestino.Tutto ciò la rende un alimento eccezionale. 29) Melagrana. E' tonificante, immunostimolante, molto antiossidante. Contiene le vitamine A, B, C e minerali, in particolare potassio e fosforo. Rinforza il sistema immunitario e aiuta la digestione. Ha funzione antibatterica, Favorisce le funzioni intestinali. 30) Miele. E' antibatterico, antitosse, emolliente. E' ricco di enzimi,di minerali e di vitamine. E' un disinfettante naturale. E'composto da diversi zuccheri (glucosio e fruttosio in particolare). I benefici che ne derivano: calma la tosse e decongestiona le vie respiratorie; aumenta la resistenza fisica ed è indicato per il recupero dopo l'attività sportiva. Migliora la concentrazione, protegge e disintossica il fegato. E' ricco di polifenoli, combatte i radicali liberi e aiuta a rallentare l'invecchiamento. 31) Mirtillo nero. E' antiossidante, antidiarroico, antibatterico. Disinfetta le vie urinarie e protegge dalle cistiti. Soprattutto migliora la vista, in quanto è il vero alleato della salute dei capillari e della circolazione. I componenti principali sono gli antociani, molecole che migliorano la sensibilità della retina di cui viene incrementata la funzionalità e di conseguenza viene potenziata l'acutezza visiva. Inoltre è ricco di vitamine A e C, di sali minerali e di zuccheri. 32) Miso. E' digestivo, disintossicante, antiossidante ed equilibrante della flora intestinale. Non è indicato per chi segue una dieta povera di sodio.E' un alimento fermentato e ricco di sale e di vitamine del gruppo B. Va aggiunto poco per volta alle preparazioni per poter dosare correttamente la salatura. 33) Noce.  E' anti ossidante e anticolesterolo. E' nutriente, ricca di acidi grassi insaturi, di vitamine e di minerali (potassio, fosforo, magnesio). Tiene sotto controllo il colesterolo e abbassa il colesterolo LDL a beneficio di quello buono (HDL), E' indicata per chi studia e per chi fa intensa attività sportiva. Ha un elevato potere calorico. Contrasta l'invecchiamento della cute. E' indicata per chi segue la dieta vegetariana. 34) Noni. Il loro succo è ricco di vitamine e di minerali e agice come antistress e antifatica. Può essere usato come tonificante, migliora il tono dell'umore e l'efficienza mentale e ha un'azione antiossidante contro i radicali liberi. Aiuta in presenza di emicrania. 35) Olio di oliva extravergine. Anti ossidante e anti infiammatorio.E' fonte di energia e vitamine che favoriscono lo sviluppo corporeo, l'attività muscolare e la resistenza alle infezioni. Ha un azione lassativa; l'uso costante migliora il tono dell'umore e contrasta gli effetti della depressione. Aumenta i valori del colesterolo buono (HDL)  e riduce i livelli di LDL. 36) Peperoncino. E'digestivo, vitaminizzante, antibatterico, antiastenico, decongestionante nelle forme da raffreddamento. E' utile dopo gli eccessi a tavola. Il consumo deve essere moderato. Può essere piccante e per il bruciore è utile bere latte o masticare la mollica del pane, non bere acqua, non toccarsi gli occhi e lavarsi subito le mani. La causa della piccantezza è la capsaicina. che reagisce con alcuni termorecettori e li attiva; è utile nei casi di astenia, ha effetto antibatterico e antidolorifico (soprattutto in caso di emicrania o sinusite) 37) Peperone. Stimolante e digestivo antibatterico. E' ricco di vitamina C e contiene anche vitamina A; quello verde contiene acido folico. Il peperone ha proprietà stimolanti e diuretiche. Può essere consumato sia crudo che cotto ed è molto apprezzato per le qualità digestive. E' l'ingrediente della paprica che si ottiene facendolo seccare e macinandolo. Svolge azione antiossidante. E' indicato nelle diete per la sua qualità saziante. Contiene capsaicina (sostanza anti dolorifica) ma in modesta quantità rispetto al peperoncino. Il peperone rosso è croccante e zuccherino, il giallo è tenero e succoso. 38) Pomodoro. Antiossidante, diuretico e digestivo. E' un frutto ma viene considerato un ortaggio. La sua forza é il licopene, che è contenuto nella buccia e ha funzioni antiossidanti e protettive.Il pomodoro contiene una discreta quantità di vitamine, soprattutto C, potassio e fosforo. Il pomodoro combatte l'invecchiamento delle cellule, contrasta l'osteoporosi , favorisce la funzione intestinale e stimola la diuresi. Consumare il pomodoro con l'olio migliora l'assimilazione del licopene e della provitamina A. Nel pomodoro cotto il licopene è cinque volte maggiore che in quello crudo. Più il pomodoro è rosso, maggiore è la quantità di licopene. E' controindicato per chi soffre di acidità di stomaco. L'istamina contenuta nel pomodoro può scatenare pesanti reazioni allergiche. 39) Quinoa. Energizzante, proteica, nutriente.Non contiene glutine. E' indicata per chi soffre di celiachia. Considerata un cereale, è un alimento completo e prezioso, ricco di proteine, fosforo, potassio. E' una fonte di calcio ed è indicata per chi è intollerante al latte. E' particolarmente nutriente, contiene tutti gli amminoacidi essenziali al nostro organismo; inoltre contiene fibre e minerali (fosforo,magnesio,ferro e zinco). E' consigliata ai bambini e alle donne in gravidanza. 40) Riso. E' una delle principali risorse alimentari. Molto digeribile, contiene acidi grassi essenziali. No glutine. E' un alimento rinfrescante e disintossicante. Se integrale, risulta ottimo per quanto riguarda la qualità nutrizionale. E' facilmente digeribile e adeguatamente saziante. Regola la flora intestinale ed è ottimale nelle diete dimagranti. Il riso bianco è astringente mentre quello integrale favorisce il transito intestinale. 41) Sardina. Combatte il colesterolo LDL a vantaggio di quello HDL. E 'il pesce azzurro più ricco di omega3. E' un ottima scelta soprattutto se proviene dalla piccola pesca costiera. E' ideale per adolescenti, per sportivi, per donne in gravidanza, per le persone convalescenti. Ha maggiori quantità di vitamine rispetto al pesce "bianco". Aiuta a prevenire l'arteriosclerosi e riduce la probabilità di malattie cardiovascolari. I bianchetti, forme giovanili delle sardine, sono delle vere prelibatezze. 42) Semi di lino e di girasole. Contengono molti minerali e vitamine del gruppo B ed E le cui proprietà antiossidanti combattono i radicali liberi. I semi di lino hanno funzione lassativa, sono antinfiammatori, riducono il colesterolo LDL, hanno effetto antifame e antiossidante. 43) Sgombro. E' adatto per l'alimentazione di bambini e anziani. E' ricco di omega3, anti colesterolo. Molte sono le proteine e le vitamine. Ha carni saporite e compatte. Stimola le funzioni cerebrali, rafforza il sistema immunitario e ha effetto antinfiammatorio. Non è indicato per chi soffre di gotta. Quello in scatola contiene troppo sale. 44) Soia. Combatte la fame eccessiva e il colesterolo elevato. E' una leguminosa ricca di ferro, potassio, vitamine del gruppo B ed è anche fonte di proteine vegetali. Si usano i semi interi o macinati e l'industria fa largo uso della lecitina estratta dalla soia, come agente emulsionante. 45) Spinacio. Antiossidante, lassativo,diuretico e rimineralizzante. La vera ricchezza è l'acido folico più che il ferro che è poco utilizzabile come nutriente per la presenza di acido ossalico per le donne in gravidanza e per i bambini, consigliato nelle diete ipocaloriche. Aiuta il transito intestinale. E' indicato nei casi di astenia e per migliorare l'appetito. Sconsigliato per chi soffre di calcoli. Poche gocce di succo di limone sugli spinaci aumentano la biodisponibilità del ferro in essi contenuto. 46) Topinanbur.  Diuretico, tonico e digestivo.E' un tubero poco conosciuto ma ricco di vitamine del gruppo A e B, di ferro, di potassio e di inulina (una particolare fibra altamente solubile, in grado di riequilibrare la flora intestinale). Abbassa la glicemia e la stabilizza, é indicato per ridurre la spossatezza e lo stress. E' utile nelle diete dimagranti perchè contrasta la ritenzione idrica. Favorisce la sensazione di sazietà. In chi allatta favorisce la secrezione lattea. 47) Uva. Antiossidante, antistipsi. Ricca di vitamine e di sali minerali come potassio, calcio, fosforo. Uve bianche, nere, rosate; la nera, ricca di antocianidine, ha spiccate doti antiossidanti. E' indicata in caso di affaticamento, ha potere disintossicante, facilita il transito intestinale e ha effetto drenante. 48) Zafferano. Digestivo, stimolante. E' ricco di sostanze carotenoidi come il licopene e di vitamine (A,B,C). Aromatizza e colora molte preparazioni. Negli ultimi anni sono cresciute le coltivazioni in Italia ( Zafferano dell'Aquila in Abruzzo, di San Giminiano in Toscana, di Sardegna). Attenua i sintomi della sindrome pre mestruale, migliora il tono dell'umore, stimola la memoria e l'apprendimento. Non superare la dose di 1grammo al giorno. Un pizzico di zafferano in acqua bollente con un cucchiaino di miele è un ottimo digestivo. 49) Zenzero. Antisettico, antinfiammatorio, digestivo e anti nausea. Ricco di vitamina C, è fonte di antiossidanti, E' coltivato dai tempi remoti per le sue virtù benefiche. Può essere commercializzato fresco, essiccato, in polvere o sottaceto. In cucina si abbina con carni e con pesci. E' utile per preparare dolci (pan di zenzero), per aromatizzare bevande (ginger ale) e salse. 50) Zucca. Antiossidante e ricostituente. Ricca di vitamina A sottoforma di betacarotene. Ricca di zuccheri e sali minerali (potassio). Ha un basso contenuto calorico. Le specie coltivate per il consumo invernale sono la cucurbita maxima (dal frutto grande e rotondeggiante) e la cucurbita moschata (dal frutto cilindrico, allungato e leggermente incurvato). La polpa può essere cotta in forno, al vapore, bollita e in padella. Della zucca si consumano anche i semi lavati e tostati in forno. Ha proprietà lassative e depurative. Ha azione antiossidante. E' indicata come ricostituente nei casi di astenia. * Medico, presidente dell'associazione Più Vita in Salute

giovedì 17 marzo 2022

Lo studio di Mediobanca su integratori e obesità

“Nutraceutica”, crasi di nutrizione e farmaceutica, è un neologismo coevo a quello di alimentazione funzionale. I nutraceutici sono sostanze che svolgono comprovate funzioni fisiologiche o attività biologiche, derivate mediante le tecniche della sintesi farmaceutica da piante, agenti microbici e alimenti. I nutraceutici possono essere assunti attraverso i cibi funzionali da essi arricchiti oppure sotto forma d’integratori in compresse, capsule, fiale o polveri solubili. Si tratta, quindi, di una categoria a cavallo tra l’alimentazione funzionale e gli integratori. Lo si legge sul sito della Banca del Piemonte (www.bancadelpiemonte.it), che riporta i principali risultati di un fresco rapporto dell'Area studi di Mediobanca, dove fra l'altro viene riferito che “La dimensione mondiale del mercato dei cibi funzionali è stimata a fine 2021 in circa 500 miliardi di dollari, con aspettative di crescita a un tasso medio annuo al 6,9% che porterebbe il comparto a 750 miliardi nel 2027”. E a categoria più consistente è quella dei cibi per il controllo del peso (slimming o weight management), pari a 214 miliardi di dollari, seguita dagli integratori, che valgono a livello globale 140 miliardi (+7,7%). I baby food arrivano a 73 miliardi (+6,5%), “ma sono le specialità vegan (25 miliardi, +9%) a mostrare le attese più rosee”. Sono diversi i trend di lungo periodo candidati a sostenere la crescita del mercato dei cibi funzionali. In primo luogo, l’allungamento della speranza di vita ha comportato l’aumento della quota di popolazione longeva, con conseguente incremento dei costi sanitari. Ciò ha reso evidente ai sistemi di sanità pubblica la necessità di favorire l’ingresso della popolazione nella fascia di età avanzata in condizioni di relativa buona salute e benessere complessivo. A tale obiettivo concorre certamente un regime alimentare in cui l’assunzione dei nutrienti necessari avvenga in maniera corretta e bilanciata, riducendo la probabilità d’insorgenza delle patologie fisiche e intellettive tipicamente legate all’avanzare dell’età (malattie cardiovascolari, osteoporosi, disturbi della vista, deterioramento delle funzioni cerebrali, ecc.). “Tuttavia, è sempre più evidente la diffusione di stili di alimentazione disordinati e squilibrati, ipercalorici e iperlipidici - si legge ancora sul sito della Banca del Piemonte - Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, il 39% di coloro che hanno più di 18 anni è in sovrappeso, con sostanziale raddoppio dal 20% del 1975. Inoltre, circa il 13% della popolazione mondiale si trova in condizione di obesità, un valore in questo caso triplicato dal 1975. Il sovrappeso e l’obesità tra i bambini e gli adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni sono aumentati a livello mondiale dal 4% del 1975 a oltre il 18%. A fronte di circa 900 milioni di persone sottonutrite nel mondo, ve ne sarebbero 1,5 miliardi obese o sovrappeso, tanto che i decessi annui per mancanza di alimentazione (circa 36 milioni) non sono troppo distanti da quelli per suo eccesso (29 milioni). I costi diretti e indiretti legati al disordine alimentare e ai connessi problemi metabolici sono enormi. Le pur incerte stime li indicano complessivamente in 4.800 miliardi di dollari all’anno, vicino al 3,5% del Pil mondiale, con picchi del 4,8% in America Latina (circa 500 miliardi di dollari) e del 4,3% nel Nord America (1.000 miliardi). Il vulnus economico per l’Europa è stimato in circa 900 miliardi, oltre il 3% del suo Pil. Inoltre, al di là di un’eccessiva assunzione calorica o lipidica, vi è anche un tema di qualità del cibo. Porzioni significative della popolazione seguono un regime alimentare connotato da carenza di componenti nutrizionali essenziali al mantenimento di un adeguato stato di salute. Una dieta bilanciata richiederebbe, per esempio, un’incidenza del 50% nel consumo di frutta e verdura, mentre nella popolazione adolescente europea tale porzione è limitata al 17%. Sempre in Europa il consumo di zuccheri è del 15% superiore ai livelli raccomandati (47%); il consumo di carne li eccede del 36% (38% le carni rosse, 51% gli insaccati). Il riassortimento della dieta ridurrebbe del 15% le morti legate al disordine alimentare; ma un’ampia porzione della popolazione non appare in grado di organizzare la propria alimentazione quotidiana per raggiungere le soglie raccomandate. E merita ricordare che una non trascurabile fascia della popolazione mondiale nutre un atteggiamento di diffidenza verso i farmaci, paventandone l’assuefazione e gli effetti collaterali. Tale tendenza è potenziata dalle crescenti evidenze di resistenza microbica ai farmaci, che si sviluppa quando microrganismi come batteri, virus, funghi e parassiti mutano in modo da rendere inefficaci i presidi farmacologici utilizzati per il loro contrasto. Si tratta di un fenomeno naturale che viene accelerato da comportamenti impropri, quali l’abuso di antibiotici, la loro dispersione accidentale nell'ambiente con reingresso nella catena alimentare o, ancora, lo smaltimento non controllato di quelli non utilizzati o scaduti. Il fenomeno della resistenza antimicrobica può contribuire a spingere i consumatori verso la nutraceutica, in particolare quella cui sono associati effetti di potenziamento delle risposte del sistema immunitario. L’emergenza pandemica ha agito da ulteriore acceleratore: l'epidemia ha provocato in particolare un'impennata nella domanda di alimenti e integratori con funzione di supporto del sistema immunitario. Gli integratori a base di vitamina C sono stati particolarmente ricercati. Sebbene nessuna vitamina o cibo, in qualunque quantità, sia in grado di impedire il contagio da Covid-19 una volta che una persona è stata esposta al virus, è pur vero che le persone che soffrono di carenze nutrizionali hanno maggiori probabilità di soffrire delle complicazioni indotte da qualsiasi infezione o malattia e la cattiva alimentazione rientra tra i tanti fattori che potrebbero contribuire a una debole risposta immunitaria. L’Italia ha una posizione di particolare rilievo con riferimento al mercato degli integratori la cui dimensione è pari a circa 3,8 miliardi di euro nel 2020. Si tratta del primo mercato europeo, stimato valere 14,6 miliardi, con una quota del 26%, davanti alla Germania (18,8%), alla Francia (14,7%), al Regno Unito (9,5%) e alla Spagna (7,2%). Le aspettative di crescita del mercato europeo sono nell’ordine del 6% annuo, con l’Italia che dovrebbe toccare nel 2025 una dimensione pari a 4,8 miliardi. Tra il 2008 e il 2020 il mercato italiano degli integratori è triplicato, con una crescita media annua superiore al 9%. La forte propensione dei consumatori italiani per gli integratori è evidente considerando che la loro spesa media procapite è di circa 64 euro rispetto ai 33 della Germania, ai 32 della Francia e ai 21 del Regno Unito. Si stima che in Italia il 54% della popolazione faccia ricorso agli integratori, rispetto a quote che si collocano tra il 20% e il 25% in Germania, Francia e Regno Unito. Da tenere presente che in Italia gli integratori sono venduti essenzialmente attraverso il canale delle farmacie e parafarmacie (87% a valore).

martedì 15 marzo 2022

Innovazione torinese per riparare tendini e legamenti

Un nuovo programma di crescita e sviluppo attende il progetto T-REM3DIE (Tendon REpair MEdical DevIcE) sviluppato da un team di ricerca del dipartimento di Ingegneria Strutturale Edile e Geotecnica- DISEG del Politecnico di Torino. Il gruppo di ricerca - già vincitore di premi nelle competizioni per l’imprenditorialità Start-Cup Piemonte & Valle d’Aosta 2019 e Gaetano Marzotto 2020 - inizia ora un percorso di 18 mesi con il finanziamento e il supporto di Eureka! Venture sgr, attraverso il fondo Eureka! I Technology Transfer nato per promuovere il trasferimento tecnologico di soluzioni sviluppate all’interno di Uuniversità ed enti di ricerca italiani, in particolare nel settore della scienza e dell’ingegneria dei materiali. Il progetto T-REM3DIE – nato nei laboratori del DISEG in collaborazione con l’Asl TO4 e l’Università di Trento - si occupa dello sviluppo di un sistema innovativo per la riparazione dei tendini e dei legamenti. Basato su un dispositivo riassorbibile e un applicatore dedicato, il materiale del dispositivo - biocompatibile e bioassorbibile - garantisce sia la necessaria resistenza nella fase di rigenerazione dei tessuti, sia la successiva degradazione del materiale con tempistiche prevedibili, in linea con il processo riabilitativo. Il risparmio sui costi per il sistema sanitario e l'accelerazione della guarigione per i pazienti sono i principali vantaggi del progetto, che punta a inserirsi sul mercato sia nel settore veterinario, che in quello della medicina umana. “Il progetto è volto alla realizzazione di un dispositivo impiantabile per la riparazione di tendini e legamenti, con una geometria innovativa e un materiale medical-grade, biocompatibile e bioriassorbibile - spiega la professoressa Cecilia Surace, docente di Scienza delle bio e nano costruzioni, nonché iniziatrice e guida del progetto - Nasce dal clinical need evidenziatoci dalla dottoressa Federica Bergamin, chirurgo ortopedico dell’Asl TO4 con la quale collaboriamo da parecchi anni, e da altri esperti del settore. Abbiamo svolto molti sondaggi anonimi e interviste one-to-one per capire le effettive esigenze dei professionisti e come soddisfarle”.
Non solo progresso tecnologico quindi, ma anche formazione imprenditoriale e gestionale per i giovani membri del team di ricerca. “Abbiamo dovuto curare dettagliatamente il nostro business plan, che adesso svilupperemo ulteriormente - racconta l’ingegnere Mariana Rodriguez Reinoso, giovane ricercatrice al suo secondo anno di dottorato, incentrato proprio sullo sviluppo del dispositivo in questione, e futuro componente della start-up - Non solo, ci siamo informati presso i rivenditori e gli esperti del settore commerciale, sia per l’ambito medicale che veterinario”. “La cross-contaminazione fra ricerca e conoscenza imprenditoriale ci ha permesso in effetti di ampliare la nostra visione di impresa permettendoci di esplorare ulteriori applicazioni del dispositivo, in particolare nell’ambito veterinario”, afferma l’ingegnere Vito Burgio, attualmente borsista di ricerca e futuro membro della start-up. “È vero, la parte tecnica non può prescindere dalla solidità finanziaria del progetto - aggiunge l’ingegnere Marco Civera, anch’egli futuro componente della start-up, che ha recentemente conseguito un dottorato in Ingegneria Aerospaziale – A oggi, abbiamo già potuto contare sui bandi Proof of Concept 2019 del Politecnico di Torino, PoC Instrument 2020 della Fondazione Compagnia di San Paolo e PoC-Off 2021, finanziato dal ministero dello Sviluppo Economico. Purtroppo la ricerca per dispositivi biomedici richiede tempo e risorse, non è paragonabile allo sviluppo di una app o un software. Ma i risultati si vedono”. La strategia brevettuale relativa al progetto, frutto della collaborazione tra il team, l’Area Trasferimento Tecnologico e Relazioni con l’Industria (Area TRIN) dell’Ateneo e I3P (l’incubatore del Politecnico), è incentrata nel proteggere la tecnologia nei diversi ambiti applicativi (medicale e veterinario), ampliando in questo modo il portfolio brevettuale sulla quale si baserà la futura start-up. Il programma di sviluppo con il Fondo Eureka! prevede ora 18 mesi di test e sviluppo delle tecnologie T-REM3DIE per preparare le sperimentazioni cliniche, per poi creare una start-up. Il finanziamento da parte del fondo prevede un importo pari a 250.000 euro. “L’investimento di Eureka aggiunge un nuovo capitolo nella storia di questo progetto nato nei nostri laboratori e sviluppatosi lungo l’intera filiera del trasferimento tecnologico che il Politecnico nel tempo ha costruito, passando dalla protezione della Proprietà Intellettuale, attraverso i finanziamenti  di Proof of Concept interni - ideati e strutturati per permettere la realizzazione di prototipi e la validazione delle tecnologie rispetto ai bisogni del marcato - per approdare infine al POC di Eureka che costituisce il trampolino per il successivo sviluppo imprenditoriale del progetto” commenta Giuliana Mattiazzo, vice rettrice per il Trasferimento Tecnologico del Politecnico di Torino.

Consumo alcolico in Italia, boom di donne e minorenni

In Italia, sono 8,7 milioni i consumatori a rischio, oltre 64.500 le persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi alcologici e circa 3.700 gli incidenti stradali con almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti in stato di ebbrezza (su un totale di 40.310 incidenti con lesioni rilevati da Polizia e Carabinieri). Questi alcuni dati contenuti nella relazione al Parlamento sugli interventi realizzati nel 2021 in materia di alcol e problemi correlati, trasmessa dal ministro della Salute, Roberto Speranza e presentata nel corso della Conferenza Nazionale Alcol 2022. Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica, in quanto responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità. In particolare, nel nostro Paese, si conferma la tendenza di un aumento del consumo di alcol occasionale e del consumo fuori pasto e, fra l'altro, negli ultimi dieci anni si osserva un progressivo incremento della quota di donne consumatrici, che passano dal 38,8% al 45,3% per il consumo occasionale e quasi duplicano per il consumo fuori dai pasti, passando dal 14,2% al 22,4%. La prevalenza dei consumatori a rischio mostra che nel 2020, il 22,9% degli uomini e il 9,4% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale di quasi 8,6 milioni di individui non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica relativamente alle modalità di consumo di bevande alcoliche. Le fasce di popolazione più a rischio per entrambi i generi sono quella dei 16-17enni, che non dovrebbero consumare bevande alcoliche e quella degli over 65 anni. Infatto, circa 800.000 minorenni e 2,5 milioni di ultra-sessantacinquenni sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate. La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è superiore a quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei minorenni. La differenza di genere aumenta all’aumentare dell’età. Tra i comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche il fenomeno del binge drinking (assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo) rappresenta tra i giovani l’abitudine più diffusa e consolidata, raggiungendo i valori massimi tra i 18-24enni. Nel 2020 ha riguardato il 18,4% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di questi il 22,1% maschi e il 14,3% femmine. La percentuale di binge drinker di sesso maschile è statisticamente superiore al sesso femminile in ogni classe di età a eccezione dei minorenni, ossia quella fascia di popolazione per la quale la percentuale dovrebbe essere zero a causa del divieto per legge della vendita e somministrazione di bevande alcoliche. L’analisi del trend dei consumatori binge drinker di età superiore a 11 anni mostra una prevalenza aumentata in maniera pressoché costante tra il 2014 e il 2020, con un incremento nell’ultimo anno pari al 7,3% (maschi+femmine), più marcato per il genere femminile. Si conferma anche la tendenza già registrata negli ultimi 10 anni, che vede una progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono o solo vino o solo birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, mentre aumenta la quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, specialmente tra le donne di 45 anni e più. Il consumo di alcol nell’anno è più forte nel Centro-Nord, soprattutto nel Nord-Est (70,1%) e tra i maschi. Anche la quota più elevata di consumatori giornalieri si concentra nel Centro-Nord (circa il 22%). Tra le persone di 25 anni e più, la quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di studio conseguito. Ciò avviene soprattutto per le donne: tra quelle con licenza elementare consuma alcol almeno una volta all’anno il 41,6%, quota che sale al 74,3% fra le laureate. Nel 2020 sono stati presi in carico dai servizi o gruppi di lavoro rilevati (487 in ottale) 64.527 persone. Il 22,9% è rappresentato da utenti nuovi; la quota restante da soggetti già in carico dagli anni precedenti o rientrati nel corso dell’anno, dopo aver sospeso un trattamento precedente. Il rapporto maschi/femmine è pari a 3,2 per il totale degli utenti. A livello regionale questa maggiore presenza maschile risulta più evidente al Centro-Sud sia per il totale degli utenti sia distinguendo gli utenti per tipologia (nuovi e già in carico o rientrati). Il 74,3% degli utenti ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni, mentre i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano il 7,1% dei soggetti trattati; non trascurabile è la quota degli individui di 60 anni e oltre pari al 18,7%.

Importante scoperta grazie al microscopio genovese Tem

Pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale “Virchow Archiv” i risultati emersi dallo studio sui polmoni dei pazienti Covid gravi fotografati con il nuovo microscopio elettronico a trasmissione, in dotazione all'Università di Genova. Lo studio avvalora l’ipotesi che sia la risposta infiammatoria e immunitaria alterata dei pazienti contro il virus o sue parti a scatenare una reazione a catena che danneggia i polmoni e si riflette anche su altri organi. Il microscopio elettronico a trasmissione (Tem) ha permesso di valutare i danni gravi provocati dal virus Sars-CoV-2 nei polmoni, con dettagli visibili solo con tale strumentazione e con nessun altro dispositivo microscopico. Il Tem, infatti, è in grado di visualizzare la struttura fine all’interno delle singole cellule, chiamata ultrastruttura, e ha permesso di capire meglio le gravi complicanze dovute a Covid-19. La ricerca è stata svolta dal team del Laboratorio di Imaging e Microscopia elettronica cellulare dell’Università di Genova (Prof.ssa Katia Cortese e collaboratori), in collaborazione con il Laboratorio nazionale di Microscopia elettronica avanzata per lo studio dei patogeni infettivi dell’Istituto Robert Koch di Berlino, con il prezioso contributo delle equipe di Pneumologia Interventistica (Dott.ssa Emanuela Barisione e collaboratori), Terapia Intensiva (Prof. Paolo Pelosi e collaboratori) e Anatomia Patologica (Prof. Roberto Fiocca e collaboratori) del Policlinico Universitario San Martino di Genova. Dal punto di vista del metodo di indagine, l’approccio utilizzato dai due team di esperti microscopisti è stato di tipo sistematico, mediante sezionamento multilivello dell’organo, fino a ottenere mappe ultrastrutturali in larga scala e ad alta risoluzione che possono essere manipolate e ingrandite fino a scala sub-cellulare. Il dettaglio raggiunto è stato reso possibile anche dalla tecnica innovativa utilizzata per il prelievo dell’organo. Questa tecnica è chiamata criobiopsia ed è stata eseguita dal team specialistico di pneumologia, terapia intensiva ed anatomia patologica del Policlinico San Martino di Genova sui primi pazienti Covid-19 nel marzo 2020, durante il primo lockdown. I pazienti erano ancora ventilati al momento del prelievo, permettendo quindi di ottenere reperti di altissima qualità morfologica e senza artefatti. Dal punto di vista fisiopatologico, è ormai noto che i pazienti molto gravi che soccombono alla malattia sviluppano disfunzioni gravi a molti organi e questo fenomeno sembra essere fortemente correlato a una risposta immunitaria alterata scatenata dall’infezione. L’aumento incontrollato di particolari cellule del sistema immunitario (monociti e linfociti T killer) potrebbe quindi essere la causa dell’eccessiva risposta infiammatoria a livello polmonare. Ovvero quella “tempesta citochinica” che, anziché proteggere dal virus, attacca tutti gli organi del paziente.  
La precisa analisi effettuata al microscopio elettronico ha permesso di cercare e fotografare sia il virus che le lesioni polmonari presenti nei pazienti più gravi. Queste comprendono il danno alveolare diffuso, la proliferazione di un particolare tipo di cellula presente solo nell’alveolo polmonare chiamata pneumocito di tipo 2, la marcata presenza di fibrosi e di anomalie sub-cellulari, visibili soltanto con l’utilizzo del Tem, nelle cellule dei capillari sanguigni e degli pneumociti tipo 2. In particolare, le cellule menzionate presentano marcata vacuolizzazione, mitocondri e reticolo endoplasmatico drammaticamente alterati. Infine è stata rilevata la presenza di infiltrazione di numerose cellule del sistema immunitario. Nonostante le indagini molecolari avessero rilevato un alto carico di RNA virale nei polmoni di questi pazienti, sorprendentemente la presenza del virus integro SARS-COV-2, visibile per le sue piccole dimensioni (circa 100 nm) con il microscopio elettronico, è stata identificata solo in pochissime cellule. Questo risultato avvalora l’ipotesi che la reazione sviluppata dei pazienti più gravi sia dovuta alla risposta immunitaria alterata del nostro organismo, con danni che si riverberano anche ad altri organi.

La tempistica più corretta per la terapia di supporto Ecmo

Sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Critical Care i risultati di uno studio multicentrico nazionale, che ha confrontato la sopravvivenza dei pazienti trattati con supporto respiratorio extracorporeo (Ecmo) per insufficienza respiratoria causata da polmonite Covid-19 con quella osservata in un precedente gruppo di pazienti sottoposto ad analogo supporto a causa di influenza A H1N1. Lo studio, che è stato coordinato dal professor Vito Fanelli, afferente al gruppo di ricerca della Terapia Intensiva universitaria dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (nella foto l'ingresso), diretta dal professor Luca Brazzi, ha visto la partecipazione di sette terapie intensive italiane e ha portato all’arruolamento di oltre 300 pazienti caratterizzati da una compromissione della funzione respiratoria tanto grave da rendere necessario il ricorso alla tecnica Ecmo per garantire livelli di ossigenazione necessari alla sopravvivenza. Questo perché, purtroppo, le attuali terapie non sono sufficienti in alcuni pazienti a supportare la funzione respiratoria, a causa del grave danno polmonare indotto dai virus. I ricercatori si sono concentrati sul capire se esistesse un diverso rischio di morte dei malati con polmonite da Covid o da Influenza A H1N1 e se questo fosse dovuto a una diversa azione lesiva dei due virus sul polmone o se invece intervenissero altri fattori, legati alla storia clinica dei pazienti. È stato osservato che la mortalità dei pazienti in cui l’insufficienza respiratoria è causata da Covid-19 è maggiore del 20% rispetto a quella osservata nel gruppo di pazienti in cui l’insufficienza respiratoria è stata indotta da influenza A H1N1 (mortalità a 60 giorni Covid-19 46% e H1N1 27%). Tra le ragioni alla base di tale differenza ci sono l’età più avanzata e il maggior numero di giorni trascorsi in ospedale prima dell’inizio dell’Ecmo, osservata nel gruppo di pazienti affetti da polmonite Covid-19. L’importanza di questi risultati, relativi alla prima ondata della pandemia Covid-19, ha permesso ai medici di capire quale sia la tempistica più corretta nell’offrire la terapia di supporto extracorporeo Ecmo e quali siano i malati che possano più beneficiarne. Infatti, il rischio di morte si riduce per pazienti di età inferiore ai 65-70 anni e con degenza in terapia intensiva prima dell’inizio dell’Ecmo inferiore a 7-10 giorni. La ricerca ha permesso di confermare non solo l’importanza di un team interdisciplinare di centri ad alta specializzazione, costituito da anestesisti rianimatori, cardiochirurghi, perfusionisti, infermieri e volontari del soccorso per garantire l’applicazione di una tecnica che si dimostra sempre più efficace nel trattamento dei quadri più severi di insufficienza respiratoria, ma anche e, soprattutto, l’importanza di una identificazione precoce dei pazienti, che potrebbero beneficiare di tale tecnica di supporto al fine di limitare i danni che il prolungato ricorso a tecniche di ventilazione meccanica artificiale possano indurre. Un’ennesima dimostrazione di quanto la ricerca clinica svolta negli ospedali universitari pubblici sia efficace nel produrre evidenze con importanti ricadute in termini di avanzamento tecnologico dei trattamenti e contenimento dei costi in ambito sanitario.

Regione Piemonte, il piano che taglia le liste d'attesa

Recupero (entro giugno) del 30% delle liste d’attesa sulle prestazioni ambulatoriali di primo accesso, presa in carico attiva di tutte le prescrizioni di primo accesso previste dal piano nazionale entro settembre e, a dicembre, recupero di tutte le visite, prestazioni e interventi rispetto al 2019 e al periodo pre-Covid. Sono gli obiettivi del Piano straordinario per il recupero delle liste d’attesa in Piemonte presentato dal presidente della Regione, Alberto Cirio (nella foto) e dall'assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, insieme al direttore dell’Assessorato regionale alla Sanità, Mario Minola e il consulente strategico Pietro Presti. Per mettere in atto il cronoprogramma verranno investiti 50 milioni di euro e si procederà con un monitoraggio settimanale degli obiettivi assegnati alle Aziende sanitarie locali, attraverso il metodo del “cruscotto” già sperimentato con efficacia per la campagna vaccinale contro il Covid, che vede ancora oggi il Piemonte in testa alle Regioni italiane per terze dosi già somministrate ai propri cittadini. “Quello delle liste d'attesa non è un tema che nasce oggi, si trascina da quasi dieci anni - sottolinea Alberto Cirio - ma è fondamentale risolverlo ed è ciò che ci impegniamo a fare, consapevoli anche delle conseguenze provocate da due anni di pandemia. Lo faremo con un approccio innovativo che si basa sull'esperienza della nostra campagna vaccinale, attraverso il potenziamento dell'offerta pubblica e la collaborazione con il privato. Il tutto all'insegna della trasparenza e della condivisione dell'obiettivo fondamentale che è quello di garantire cure tempestive ed efficaci ai piemontesi, valorizzando i professionisti che lavorano nella nostra sanità”. A sua volta, Luigi Genisio Icardi dice: “Sul recupero delle liste di attesa delle prestazioni di specialistica ambulatoriale, ricovero e screening oncologici, stiamo agendo con metodo e concretezza. Abbiamo un piano operativo messo a punto da una commissione di specialisti costituita ad hoc, con un impegno aggiuntivo di spesa di 50 milioni di euro. I dati dimostrano che nei soli quattro mesi del 2021 “liberi” dal Covid, la Sanità regionale ha saputo tornare ai livelli degli screening oncologici pre-pandemia, così come è riuscita a contenere la forbice degli interventi programmati a meno del 20% di quelli eseguiti nel 2019. Uno sforzo enorme, che dimostra la capacità di lavoro di tutto il personale sanitario regionale, trovatosi a passare dall’emergenza della pandemia a quella delle liste d’attesa, senza soluzione di continuità”. Rispetto ai ricoveri programmati, il 2021 ha visto già un recupero del 13% sul 2020. L’obiettivo della Regione per il 2022 è di tornare ai numeri del 2019 e superarli. Lo stesso per quanto riguarda le visite e le prestazioni ambulatoriali, già recuperate del 10% rispetto al 2020,e gli screening oncologici dove il recupero è stato del 45% sul 2020 tornando quasi al livello pre-covid. In particolare gli screening per il tumore al seno nel 2021, nonostante la pandemia, hanno perfino superato del 5,2% quelli eseguiti nel 2019, prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria. Il Piano per il recupero delle liste d’attesa messo in campo dalla Giunta regionale prevede numerose azioni, tra le quali l’efficientamento delle agende con una maggiore integrazione, anche informatica, tra quelle pubbliche e private, l’ottimizzazione del Cup e della presa in carico delle prescrizioni. In particolare, entro settembre, l’obiettivo è fare in modo che chiunque chiami per prenotare venga preso in carico dal sistema, anche in assenza di una disponibilità immediata. Sarà il sistema stesso a ricontattare il cittadino a breve, ad esempio attraverso un sms, inviando data e luogo dell’appuntamento ed evitando che si debba telefonare più volte per ottenere la prenotazione. Si inizierà da alcune delle prestazioni di primo accesso previste come prioritarie dal Piano nazionale di recupero delle liste d’attesa. “Di fatto è una vera e propria rivoluzione nella gestione della nostra sanità - concludono il presidente Cirio e l’assessore Icardi - Non può più accadere che il cittadino chiami il Sovracup regionale, non abbia un appuntamento e sia costretto a richiamare. Da settembre, l'impegno è di definire una data, utilizzando lo stesso metodo dei vaccini che si è rivelato efficiente. Per evitare che le disdette creino problemi al sistema, introdurremo il meccanismo della "panchina" già utilizzato nella campagna vaccinale, che consente di ottimizzare le risorse.Chi ha il diritto alla salute deve averlo anche in fretta”.

domenica 13 marzo 2022

Al Monzino di Milano si sperimenta il vaccino anti-infarto

Il Centro Cardiologico Monzino di Milano ha arruolato i primi tre pazienti che riceveranno Inclisiran, il farmaco che Eugene Brauwnwal, padre della cardiologia moderna, non ha esitato a definire il futuro “vaccino anti-infarto”. Lo studio coinvolgerà oltre 10mila pazienti nel mondo, con l’obiettivo di dimostrare che il nuovo farmaco di Novartis - che, come un vaccino, viene somministrato solo due volte l’anno - è in grado di ridurre il rischio eventi cardiovascolari gravi, come infarto e ictus, dimezzando i livelli di colesterolo “cattivo” LDL-C. “È noto come l’LDL-C giochi un ruolo chiave nello sviluppo e la progressione delle malattie cardiovascolari e aterosclerotiche ed è dimostrato che, abbassandone i livelli nel sangue, si ottiene una riduzione della loro incidenza e della mortalità. Un effetto che - spiega Piergiuseppe Agostoni (in foto)direttore del Dipartimento di Cardiologia Critica e Riabilitativa Monzino, oltre che professore ordinario di malattie cardiovascolari all’Università di Milano - è ancora più importante nei soggetti più a rischio, come chi ha già sperimentato nella sua storia un evento cardiovascolare (infarto e ictus). Sono proprio questi i pazienti su cui si focalizza questo studio. A oggi infatti, pur avendo a disposizione un’ampia gamma di farmaci anticolesterolo, tra cui le note statine, i target di LDL-C desiderabili per ridurre il rischio di recidive sono spesso difficili da ottenere”. Agostoni aggiunge: “Inclirisan è il primo farmaco di una nuova classe che, in studi clinici precedenti, ha già dimostrato di poter abbassare del 50% i livelli di LDL-C sia in pazienti con malattia cerebrovascolare (Cevd) che in pazienti con malattia polivascolare (Pvd). In questi soggetti, anche la terapia con statine, pur alla massima dose tollerata, non aveva ottenuto del tutto l’obiettivo. Inclirisan è stato definito come una delle innovazioni più importanti in ambito di prevenzione cardiovascolare nel nuovo millennio ed è capostipite di una nuova classe di farmaci anticolesterolo, che agiscono con un meccanismo di “silenziamento genico”. Si tratta di molecole che interferiscono in modo mirato su specifici target disattivandoli e dunque, per così dire, mettendoli a tacere”. “Inclirisan è ancora più interessante perché silenziando una sequenza di RNA messaggero (mRNA) a livello dell'epatocita (cellula del fegato), attraverso una serie di meccanismi a cascata, produce una riduzione molto importante dei valori di colesterolo. Da qui il parallelismo con i vaccini anti Sars-CoV-2 che, seppure con meccanismo molto diverso, sfruttano mRNA, una sorta di dizionario in grado di tradurre in pratica quanto scritto nel nostro materiale genetico” aggiunge Massimo Mapelli, membro dello staff dello studio al Monzino, insieme a Elisabetta Salvioni, Fabiana De Martino e Irene Mattavelli. Inclirisan è un farmaco di precisione: viene iniettato sottocute, come avviene ad esempio per l'eparina e va direttamente a un bersaglio specifico senza altri target in diversi punti dell'organismo. Per questo è ben tollerato e provoca effetti collaterali meno gravi rispetto alle statine ad alte dosi. La bassa tossicità è un aspetto fondamentale perché i pazienti candidabili allo studio sono quelli in "prevenzione secondaria", ovvero persone che in passato hanno già avuto un evento cardio-cerebro-vascolare. Per esempio, la paziente reclutata per prima al Monzino ha avuto un grave infarto due mesi fa e continua, nonostante una scrupolosa assunzione della terapia, ad avere valori di colesterolo troppo alti rispetto al valore soglia. Molti studi dimostrano come nel post-infarto fino al 40% delle prescrizioni farmacologiche vengano disattese per vari motivi nell’arco dei dodici mesi successivi all’evento, annullandone il beneficio. Un farmaco che si somministra solo due volte l’anno, magari durante una visita ambulatoriale già programmata, permette di superare anche questo problema. Al momento in Italia, oltre al Monzino, sono attivi o in corso di attivazione altri cinque centri, ma il numero è in continua evoluzione. I centri totali che vorrebbero aprire il reclutamento a livello mondiale sono 806, di cui 20 Italiani, con un obiettivo di reclutamento nel nostro Paese di 200 soggetti. Negli ultimi decenni è stato assodato il concetto che più il colesterolo è basso, maggiore è la riduzione del rischio di eventi. È importante notare che non è fondamentale il valore puntuale in un “momento x” della vita del paziente, ma i valori di colesterolo LDL "spalmati" su molti anni. Anche per questo noi al Monzino credono moltissimo in questo farmaco d’avanguardia, che va a modificare i meccanismi molecolari alla base della iperproduzione di colesterolo a bassa densità.

Gli Ordini: come prevenire la violenza nella sanità

“Se mi fai male chi ti curerà?” E' il titolo del documento, a cura del Gruppo di lavoro di diversi Ordini professionali piemontesi (medici e odontoiatri, assistenti sociali, farmacisti, ostetrici, infermieri, psicologi), presentato in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Ecco il documento.
La violenza nei confronti degli operatori sanitari è un fenomeno di rilevanza mondiale per dimensioni e gravità, che potrebbe anche crescere ed essere alimentato dalla pressione data dall’emergenza pandemica e dal conseguente rallentamento delle attività sanitarie di routine. Alla parola "violenza" si tende ad associare una connotazione fisica, ma quella psicologica, verbale e comportamentale decisamente è più subdola e ugualmente devastante. Numerosi sono i fattori responsabili di atti di violenza diretti contro i professionisti delle cure, nelle strutture sanitarie come sul territorio. Sebbene qualunque operatore sanitario possa essere vittima di violenza, alcuni sono a rischio più alto in quanto per il loro lavoro si trovano a contatto diretto e spesso prolungato con il paziente, magari da soli, e devono gestire rapporti caratterizzati da una condizione di forte emotività e a volte di perdita di controllo sia da parte del paziente stesso che dei familiari, i quali si trovano spesso in uno stato di vulnerabilità, frustrazione, paura e rabbia, specialmente se sotto l’effetto di sostanze o di qualche disturbo di personalità. I fattori di rischio variano da struttura a struttura, dipendendo dalla tipologia dell’utenza, dai servizi erogati, dalla loro ubicazione e dimensione, dall’adeguatezza degli spazi e dalla durata dell’attesa della prestazione, dalle diverse culture organizzative e dalle dinamiche emotivorelazionali coinvolte nel processo di cura. Tra i contesti più esposti, anche al di là delle criticità legate alla pandemia da Covid-19, figurano i servizi d’emergenza-urgenza, quelli della salute mentale e delle dipendenze patologiche, le terapie intensive, ma anche la medicina e la pediatria del territorio e le strutture residenziali per anziani e disabili. Gli episodi di violenza contro operatori sanitari devono essere considerati eventi sentinella, in quanto segnali della presenza nell’ambiente di lavoro di situazioni di rischio o di vulnerabilità che richiedono l’adozione di opportune misure di prevenzione e protezione dei lavoratori e delle lavoratrici. La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte a eliminare o ad attenuare la violenza nei servizi sanitari. Ma solo l’impegno comune di tutti (direzioni aziendali, professionisti e loro rappresentanti, organizzazioni sindacali, rappresentanti dei cittadini, organi di informazione) può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. È importante che si preveda, accanto a pene adeguate per le aggressioni, anche una formazione degli operatori, obbligatoria e mirata, sulle misure di auto-protezione, sugli aspetti della comunicazione (con particolare riguardo alle tecniche di de-escalation) e della relazione terapeutica nei confronti delle persone assistite. Un’azione preventiva molto opportuna da parte del “datore di lavoro” sarebbe quella di predisporre del materiale informativo (cartelli, opuscoli) al fine di mitigare la tensione con l’utenza, a cui si potrebbe spiegare che molti dei disagi ai quali vanno incontro non sono imputabili agli operatori ma derivano da criticità organizzative sulle quali per lo più gli operatori non hanno il potere di decidere, come lunghe liste di attesa, visite brevi, luoghi affollati e poco accoglienti, carenza di informazioni. Fondamentale è anche una più adeguata cultura del rischio, che contrasti il pregiudizio e la rassegnazione diffusi tra gli operatori – soprattutto in contesti come l’emergenza o la salute mentale – secondo cui le aggressioni farebbero parte del loro lavoro, atteggiamento che alimenta il fenomeno delle omesse segnalazioni degli episodi di violenza, attivando un meccanismo di assuefazione tale per cui chi entra in servizio sa già che riceverà un’aggressione, verbale, psicologica o fisica che sia. Al di là delle necessarie misure preventive di natura sociale, organizzativa e legate all’ambiente fisico di lavoro che occorre adottare all’interno di un contesto aziendale, anche in ottemperanza alle leggi e alle normative vigenti, ogni programma di prevenzione dovrebbe assicurare un opportuno trattamento e sostegno agli operatori vittime di violenza verbale, fisica o emotivorelazionale e a quelli che possono essere rimasti traumatizzati per aver assistito a un episodio di violenza. Il personale coinvolto dovrebbe poter ricevere un primo trattamento, che includa una valutazione e un supporto di tipo psicologico, a prescindere dalla severità del caso. Le vittime della violenza sul luogo di lavoro possono presentare, oltre a lesioni fisiche, una varietà di situazioni cliniche, tra cui traumi psicologici di breve o lunga durata, timore di rientrare al lavoro, cambiamento nei rapporti con colleghi e familiari, fino al “disimpegno morale” e ai possibili “comportamenti controproduttivi”: distacco, disimpegno, anche azioni che possono produrre errori clinici, danni con ricadute di immagine ed economiche per gli operatori e per le Aziende sanitarie, che altro non sono se non forme disfuzionali di autodifesa dal sentimento di non essere riconosciuti e protetti da parte dell’organizzazione. Pertanto, è necessario assicurare un trattamento appropriato per aiutare le vittime a superare il trauma subito e prevenire lo sviluppo di uno stress post-traumatico. La tutela degli operatori sanitari dagli atti di violenza e dai loro esiti è un modo per difendere non solo i diritti dei lavoratori, ma anche quelli degli utenti, perché nelle “relazioni di cura” si dà quello che si ha: se sono ansioso dispenso ansia, se sono preoccupato diffondo preoccupazione, se provo rabbia parlo in modo rabbioso e così via, con una progressione in stile "domino" dove l’ultimo elemento a cadere è l’alleanza di lavoro, senza la quale la cura non funziona più.

venerdì 11 marzo 2022

Personale sanitario, ogni anno 2.500 aggressioni

In Italia, nel quinquennio 2016-2020, sono stati più di 12mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati positivamente dall’Inail e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari perpetrate nei confronti del personale sanitario, con una media di circa 2.500 l’anno. A rilevarlo è la Consulenza statistico attuariale dell’Istituto in occasione della prima Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che dal 2022 viene celebrata annualmente il 12 marzo. Il 46% di tali infortuni è concentrato nel settore “assistenza sanitaria”, che include ospedali, case di cura, istituti, cliniche e policlinici universitari; il 28% è stato riscontrato nei “servizi di assistenza sociale residenziale” (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza), mentre il restante 26% ricade nel comparto “assistenza sociale non residenziale”. Riguardo al genere, gli infortunati sono per quasi tre quarti donne, con il 64% accertato in ospedali e case di cura e l’80% nelle strutture di assistenza sociale, residenziale e non. La professionalità più colpita è quella dei “tecnici della salute”, in cui è concentrato più di un terzo del totale dei casi. Si tratta prevalentemente di infermieri, ma anche di educatori professionali, normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani all'interno di strutture sanitarie o socio-educative. A seguire, con il 25% dei casi, sono gli operatori socio-sanitari delle “professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali” e con il 15% le “professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati”, soprattutto operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per persone con disabilità. Più distaccati, con il 5% dei casi di aggressione in sanità, la categoria dei “medici”, che non include nell’obbligo assicurativo Inail i sanitari generici di base e i liberi professionisti. Istituita dalla legge del 14 agosto 2020, la Giornata è stata indetta nel gennaio scorso da un decreto del ministero della Salute di concerto con i ministeri dell’Istruzione e dell’Università e Ricerca. Salutata con favore dalle rappresentanze professionali e dalle parti sociali, intende essere un’occasione per rimarcare l’importanza della diffusione di una sana cultura di educazione e rispetto nonché di condanna decisa a ogni forma di violenza verso gli operatori di questo comparto. Alle amministrazioni pubbliche, anche in coordinamento con enti e organismi interessati, viene affidata la promozione di idonee iniziative di comunicazione e sensibilizzazione in tema.

mercoledì 9 marzo 2022

A Unito laboratorio del benessere e della felicità

Il 16 marzo prenderà il via, all'interno del corso di Laurea magistrale in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino, il laboratorio “Contesti e strumenti per il benessere e la felicità”, in collaborazione con il Movimento Mezzopieno. L’obiettivo è approfondire la conoscenza dei costrutti di benessere e di felicità, illustrare gli strumenti che possono promuoverli in diversi ambiti e allenare un pensiero critico riguardo le forme che la felicità e il benessere può assumere in diversi ambiti di vita. Il laboratorio offrirà un approccio esperienziale, analizzando vari contesti come l’educazione, la comunicazione, la comunità, le organizzazioni. Marta Casonato (nella foto), psicologa e responsabile dell'ufficio studi di Mezzopieno e Semi Onlus e titolare dell’insegnamento del Laboratorio “Contesti e strumenti per il benessere e la felicità”, spiega: “Promuoviamo un approccio costruttivo alla vita, ispirato al corso più frequentato di sempre all’Università di Yale - “Psychology of Good Life”- Si punta a far fiorire il benessere, è un mettersi in gioco e riflettere. La felicità è legata al momento, al sentirsi bene, ma è anche investire in ricerca di significato e in relazioni positive”. Il laboratorio all’Università di Torino nasce su iniziativa di Semi Onlus, tramite il Movimento Mezzopieno, la rete italiana della positività, che da tempo porta avanti attività tra la gente e con diversi enti della società civile, parallelamente a un percorso di ricerca e di confronto sul tema della promozione della felicità e del benessere, con un approccio interdisciplinare che coinvolge la psicologia, l’informazione, la pedagogia ma anche l’economia e la cooperazione internazionale. Dal 2021 è stata formalizzata una specifica Convenzione con il Dipartimento di Psicologia. L'attività di ricerca e di didattica sono gli strumenti attraverso cui il movimento Mezzopieno approfondisce la sua capacità di interpretare e analizzare la società e le sue evoluzioni. L'obiettivo dell'attività scientifica della comunità Mezzopieno è quello di sviluppare nuovi strumenti di conoscenza e supporti didattici a uso dell'attività del movimento, dei suoi membri e per la collettività. Le collaborazioni di Mezzopieno con le Università risalgono alla creazione della prima cattedra dedicata al filosofo Raimon Panikkar, padre del dialogo interculturale e interreligioso, sull’economia etica nell'ateneo torinese. “Parlare di felicità e di benessere è importantissimo - aggiunge Marta Casonato - Dobbiamo insegnare ai futuri professionisti della salute mentale che è indispensabile investire sul benessere e sulla felicità delle persone e non soltanto sulla cura del malessere. L’obiettivo del laboratorio è quello di trasmettere a studenti e studentesse l’importanza di focalizzarsi non solo sul risultato delle proprie azioni, del proprio lavoro, ma anche sullo stare meglio e far star meglio gli altri. Un insegnamento per rimettere al centro i bisogni più autentici, sia in ambito professionale che nella vita quotidiana”, Il benessere non è la mera assenza della malattia o del disagio e la felicità non è circoscritta al picco di endorfine, al successo momentaneo o alla gioia che si prova in seguito a un particolare evento. Entrambi i costrutti, pur differenziandosi, fanno riferimento a un più ampio equilibrio, un’armonia tra il proprio mondo interno e quello esterno. Anche i contesti in cui si vive sono importanti, dove per contesto intendiamo le dimensioni relazionali, gli aspetti sociali che sono più vicini a noi, dall'ambiente professionale alle circostanze più generali in cui tutti viviamo. Come esercitarsi con la felicità? Sono molte le pratiche semplici che si possono inserire nella quotidianità la cui efficacia è stata dimostrata con studi scientifici. Una scienza applicabile, quella della felicità, alla portata di tutti.

martedì 8 marzo 2022

In forte riduzione il consumo di antibiotici

Nel 2020 il consumo complessivo di antibiotici in Italia, pubblico e privato, è stato in forte riduzione rispetto al 2019 (-18,2%). Allora gli antibiotici hanno rappresentato, con 692,1 milioni di euro, il 3% della spesa e l’1,2% dei consumi totali a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn), che ha erogato quasi l’80% delle dosi totali, con una riduzione del 21,7% rispetto al 2019. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. Complessivamente, i consumi italiani di antibiotici si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei. La spesa pro capite Ssn (11,6 euro) è in diminuzione rispetto all’anno precedente. Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn (classe A) sono stati pari a 3,9 dosi ogni 1.000 abitanti, che corrispondono al 24% del consumo territoriale totale di antibiotici e a una spesa pro capite di 2,05 euro. Circa il 90% del consumo di antibiotici a carico del Ssn viene erogato in regime di assistenza convenzionata, confermando che gran parte dell’utilizzo avviene a seguito della prescrizione del medico di Medicina Generale o del pediatra di Libera Scelta.
Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. Rispetto al 2016 si osserva complessivamente una riduzione del 27,4% dei consumi degli antibiotici sistemici e le categorie che hanno maggiormente contribuito a tale flessione sono state le associazioni di penicilline (compresi inibitori delle betalattamasi), i macrolidi e i fluorochinoloni. Va comunque ricordato che i consumi di fluorochinoloni erano in netto calo già nel 2019, a seguito delle restrizioni all’uso di questi antibiotici stabilite dall’Ema alla fine del 2018 e successivamente dall’Aifa. Nonostante le riduzioni registrate rispetto al 2019, si continua a osservare un’ampia variabilità regionale con il minore consumo nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Centro e del Sud. Nonostante i diversi livelli di consumo, si rileva una riduzione superiore al 20% nel 2020 rispetto all’anno precedente, piuttosto omogenea nelle varie aree geografiche: Nord -25%, Centro -25,4%, Sud -21,3%. In particolare, le maggiori contrazioni dei consumi hanno riguardato l'Alto Adige e l’Emilia-Romagna (rispettivamente -28,3% e -27,8%), mentre le maggiori riduzioni di spesa sono state osservate in Emilia-Romagna, Toscana e nelle Marche (-26,5%, -26,4% e -26,4% rispettivamente). Nel corso dell’anno circa tre italiani su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici e in media ogni utilizzatore è stato in trattamento per circa 14 giorni nel corso dell’anno, con una prevalenza d’uso che aumenta all’avanzare dell’età, superando il 50% nella popolazione ultra-ottantacinquenne. Si conferma un maggior consumo di antibiotici nelle fasce estreme, con un livello più elevato nei primi quattro anni di vita (prevalenza d’uso 31,3% nei maschi e 29,4% nelle femmine) e nella popolazione con età uguale o superiore agli 85 anni (prevalenza d’uso 55,6% negli uomini e 50,4% nelle donne). Si riscontra anche un più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie e per gli uomini in quelle estreme. Nel 2020, il 26,2% (nel 2019 era il 40,9%) della popolazione italiana fino ai 13 anni di età ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, con una media di due confezioni per ogni bambino trattato, dati in marcata diminuzione rispetto al 2019. Confrontando il 2020 con il 2019, si registrano in tutte le aree geografiche riduzioni sia in termini di numero di confezioni che di prevalenza d’uso di antibiotici. Ciò è attribuibile alla misure implementate per contenere la trasmissione del Covid-19, quali la chiusura prolungata delle scuole e dei luoghi di ritrovo, che sono risultate efficaci anche nel ridurre la frequenza delle comuni infezioni batteriche e di quelle virali, queste ultime spesso trattate impropriamente con antibiotici, soprattutto nel periodo invernale. Il maggior livello di esposizione si rileva nella fascia compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa un bambino su tre riceve almeno una prescrizione di antibiotici senza differenze di genere. È importante pianificare azioni per il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva visto il ruolo importante del consumo di antibiotici sullo sviluppo di antibiotico-resistenze. L’indicatore che confronta il ricorso alle molecole ad ampio spettro rispetto a quello delle molecole a spettro ristretto ha registrato un peggioramento dal 2019 al 2020 passando da 4 a 4,5. Questo incremento, derivante da una maggior contrazione dell’uso delle molecole a spettro ristretto (come amoxicillina semplice) rispetto a quelle ad ampio spettro, può essere l’effetto di una variazione della tipologia/gravità delle infezioni gestite in ambulatorio e, in parte, di un eccessivo uso di molecole di seconda scelta. Nel 2020 quasi il 45% della popolazione ultrasessantacinquenne ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici; ma sono state osservate importanti riduzioni rispetto al 2019 sia in termini di dosi (-17,9%) sia in termini di prevalenza d’uso (-15,2%). I livelli di consumo degli antibiotici sistemici aumentano progressivamente all’avanzare dell’età; si osserva inoltre una differenza di genere dei consumi che, in tutte le fasce di età, risultano più elevati negli uomini rispetto alle donne. Le associazioni di penicilline, inclusi gli inibitori delle betalattamasi, sono la categoria terapeutica maggiormente utilizzata nella popolazione ultrasessantacinquenne.