domenica 24 aprile 2022

Istat: in Italia 59 mila i decessi per Covid nel 2021

Nel 2021, in Italia, i decessi ritenuti correlati al Covid-19 sono stati 59mila e rappresentano l’8,3% dei decessi totali per il complesso delle cause, proporzione in calo rispetto all’anno precedente quando se ne contarono oltre 77mila, il 10,3%. Nel 2020, primo anno di pandemia, la mortalità è stata particolarmente elevata tra la popolazione di 80 anni e più, spesso in condizione di fragilità. Nel 2021 sì è molto ridotta la mortalità tra gli anziani rispetto al 2020, tuttavia il 72% dell’eccesso di mortalità è ancora dovuto alle morti delle persone di 80 anni e più. Nel 2021, la mortalità è risultata, invece, in leggero aumento tra gli uomini da 0 a 49 anni e tra le donne di 50-64 anni. Nel 2020 l’eccesso di mortalità ha caratterizzato soprattutto le regioni del Nord, mentre nel 2021 cambia la mappa del contagio, con un impatto che interessa tutto il territorio nazionale, ma che cresce nel Mezzogiorno. Il Nord resta sempre la ripartizione con una proporzione maggiore di decessi Covid-19 su decessi totali, con un valore medio della ripartizione del 9% per il 2021. Rispetto all’anno precedente, tuttavia, si è assistito a un calo di questa percentuale: quasi tutte le regioni settentrionali presentavano infatti nel 2020 valori superiori al 10%, con punte di oltre il 20% in Valle d’Aosta. Di contro, nelle regioni centro-meridionali la quota è aumentata nel 2021 rispetto al 2020, dal 6,9% al 7,7% al Centro e dal 5,3% al 7,6% nel Mezzogiorno. Questi dati sono stati riferiti dall'Istat con altri relativi alle condizione di salute degli italiani. L’eccesso di mortalità ha comportato nel 2020 una riduzione della speranza di vita alla nascita di oltre un anno di vita a livello nazionale (da 83,2 nel 2019 a 82,1 anni nel 2020), ma i dati stimati evidenziano un accenno di ripresa per il 2021 con un valore pari a 82,4 anni. Nonostante la flessione degli anni di vita attesi nel 2020, l’indicatore della speranza di vita in buona salute alla nascita ha subito un inaspettato miglioramento e si è attestato a 61 anni, con un guadagno di 2,4 anni rispetto al 2019. Nel 2021, il miglioramento nella speranza di vita in buona salute osservato tra le donne si ridimensiona, con una flessione di circa 10 mesi, arrivando a 59,3 anni da vivere in buona salute. Tra gli uomini, invece, il valore della speranza di vita in buona salute alla nascita nel 2021 (pari a 61,8 anni) si mantiene simile a quello del 2020, anno in cui era aumentato di 2,1 anni rispetto al 2019. L’incremento della buona salute nel 2020, comune a molti Paesi europei, è effetto di un aumento della quota di persone che, nel contesto della pandemia, ha relativizzato la propria condizione di salute, valutandola con maggior favore di quanto non avrebbero fatto in passato. Nel 2021 si osserva un peggioramento nelle condizioni di benessere mentale tra i ragazzi di 14-19 anni. In questa fascia d’età il punteggio rilevato (misurato su una scala in centesimi) è sceso a 66,6 per le ragazze (- 4,6 punti rispetto al 2020) e a 74,1 per i ragazzi (-2,4 punti rispetto al 2020). Aumenta, infatti, la percentuale di adolescenti in cattive condizioni di salute mentale (punteggio dell’indicatore di salute mentale inferiore al primo quintile della distribuzione, pari a 52 punti), che passa dal 13,8% nel 2019 al 20,9% nel 2021. Continua a ridursi la proporzione di anziani di 75 anni e oltre affetti da gravi limitazioni o condizioni di multicronicità, sebbene i livelli permangano comunque elevati e riguardino nel biennio 2020-2021 quasi la metà della popolazione in questa fascia di età (47,8%). Sia nel 2020 sia nel 2021 l’indicatore che monitora la sedentarietà segna un ulteriore miglioramento in linea con il trend registrato negli ultimi anni, tuttavia, la diminuzione non ha riguardato i giovanissimi di 14-19 per i quali si è assistito a un aumento significativo della quota di sedentari che è passata dal 18,6% al 20,9%. Diminuisce nel 2021 l’eccesso di peso tra la popolazione adulta di 18 anni e più rispetto a quanto registrato nel 2020 (passando dal 45,9% al 44,4%) e si riattesta al livello del 2019 (44,9%), ma il decremento riguarda soltanto la quota di persone in condizione di sovrappeso, mentre la proporzione di persone in condizione di obesità risulta in lieve ma costante aumento, raggiungendo la quota dell’11,4% nel 2021 a fronte del 10,5% nel 2019 e del 10,9% nel 2020. Nel 2021, è pari al 19,5% la quota di fumatori di 14 anni e più, quota stabile rispetto al 2020 (19,1%) e in lieve aumento rispetto a quanto registrato nel 2019 (18,7%). L’abitudine al consumo a rischio di bevande alcoliche ha riguardato nel 2021 il 14,7% della popolazione di 14 anni e più. Dopo l’aumento tra il 2019 e il 2020 (dal 15,8% al 16,7%), nel 2021 si osserva una riduzione pari a 2 punti percentuali. La flessione nella quota dei consumatori a rischio ha riguardato sia il consumo abituale eccedentario sia le ubriacature.

sabato 23 aprile 2022

Record di sì alla donazione degli organi

Nel 2021, in Italia, sono cresciute del 3% le dichiarazioni di volontà alla donazione di organi e tessuti registrate all'atto dell'emissione della carta d'identità nelle anagrafi dei 6.845 Comuni italiani in cui il servizio è attivo, raggiungendo così il livello record del 68,9% dei sì. Lo si legge nell'Indice del Dono, il rapporto realizzato dal Centro nazionale trapianti. Ed è Trento a essere risultata la più generosa tra le grandi città. L'Indice, reso noto in occasione della 25a Giornata nazionale della donazione degli organi (il 24 aprile) è espresso in centesimi ed è elaborato tenendo conto di alcuni indicatori come la percentuale dei consensi, quella delle astensioni e il numero dei documenti emessi. A livello nazionale, l'anno scorso, il 2021 è stato un anno davvero positivo per la raccolta delle dichiarazioni di volontà alla donazione: i consensi hanno sfiorato il 69%, con un indice del dono medio di 59,23/100 (rispetto al precedente 52,86): si tratta della percentuale di "sì" più alta mai raccolta in un anno da quando la registrazione avviene nelle anagrafi. Il calo dei "no" è distribuito in modo abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale e anche se i risultati migliori vengono raggiunti dalle regioni del Nord, i consensi alla donazione sono in crescita anche nel Meridione. A oggi le dichiarazioni di volontà depositate nel Sistema informativo trapianti del Cnt sono 12,7 milioni: 9,2 milioni di sì e 3,5 milioni di no. Nel nostro Paese sono circa 8.500 le persone in lista d'attesa per un trapianto e nel 2021 sono stati effettuati 3.778 trapianti grazie a 1.725 donatori.

giovedì 21 aprile 2022

Come dormire in modo corretto e salutare

di Roberto Rey*
Il sonno è una condizione fisiologica e reversibile caratterizzata da profonda depressione della coscienza e dell'attività mentale e da funzioni organiche ridotte al minimo. Due sono le fasi del sonno, le quali si alternano più volte: la fase REM (Rapid Eye Movement) che è quella in cui si sogna; la fase NON REM che è caratterizzata da sonno profondo, da assenza di movimenti degli occhi e da assenza di sogni. La quota delle due fasi varia a seconda dell'età: la fase REM prevale durante l'infanzia e si riduce drasticamente negli anziani. E' definita insonnia qualsiasi variazione del sonno vissuta con sofferenza e spesso con danno. L'insonnia può essere occasionale, transitoria, cronica e come durata può essere totale (la notte in bianco) o parziale (mattutina e intermittente). In Italia circa nove milioni di persone soffrono di insonnia accertata, ma molti altri hanno difficoltà ad addormentarsi per cause diverse e non accertate. Il sonno è un elemento indispensabile a disposizione di tutti, sia ricchi che poveri. Nel dormire c'è giustizia ma il sonno è un meccanismo della biologia che purtroppo può incepparsi. Teniamo presente che il corretto riposo è uno degli strumenti fondamentali per una buona sopravvivenza e che noi spesso, per diversi motivi, ritardiamo e riduciamo il riposo sperando sempre di riuscire a recuperarlo nel fine settimana. Programmare di dormire a seconda degli impegni, spezzando più volte il sonno, non garantisce il riposo anzi espone all'insonnia. In realtà, il sonno a più fasi nuoce alla concentrazione e alla memoria. Il trattamento dell'insonnia può essere di tipo igienico-comportamentale finalizzato adottenere un buon riposo: - andare a dormire e alzarsi sempre alla stessa ora - non dormire durante il giorno (no al sonnellino pomeridiano e no al serale davanti alla Tv) - andare a letto solo quando si è assonnati - se non si riesce a dormire è preferibile alzarsi e dedicarsi ad attività che siano rilassanti - cercare di rilassarsi il più possibile prima di andare a letto - dormire in un letto comodo in una camera protetta dai rumori e con una una corretta temperatura ambientale - mangiare negli orari ”regolari” evitando pasti abbondanti, soprattutto se vicini all'ora di andare a letto - non bere bibite contenenti caffeina o alcolici e non fumare prima di coricarsi - praticare una regolare attività fisica durante il giorno. Il sonno appare come un fenomeno passivo, sul quale non possiamo intervenire ma possiamo solo opporre resistenza con grande impegno psico-fisico. Dormire non è una perdita di tempo, ma è un'azione fondamentale in quanto permette al cervello di fare pulizia e di rimuovere anche quelle proteine che sono alla base di malattie neuro-degenerative. Dormire è strumento essenziale per il benessere psicofisico e per la salute. Risparmiare sulle ore di sonno presenta aspetti negativi per la salute, soprattutto nei giovani (il cervello completa la sua ristrutturazione intorno ai 20 anni). Negli Stati Uniti il 30% delle persone ha ammesso di aver avuto almeno una volta nella vita un colpo di sonno durante la guida. Il non dormire bene è premessa di ansia, di depressione, di malessere e anche di malattie cardiovascolari. Molte persone non dormono abbastanza e non dormono bene, ma non si rendono conto dei danni che procurano a se stesse. Gli effetti della mancanza del sonno sono oggi molto studiati e non dobbiamo più considerare il sonno come la semplice risposta alla necessità di riposare. La sua cattiva gestione espone a rischi e a danni che hanno una pesante ricaduta sulla persona e sulla società. Attenzione, perciò, alla privazione di sonno. Le conseguenze di tale privazione, infatti, non ricadono solo sulla salute del singolo ma possono mettere a repentaglio la sicurezza di tutti. Mettersi alla guida in condizioni di scarso riposo può ridurre la capacità di controllo del veicolo e la prontezza di riflessi del guidatore. I problemi del sonno sono causa di numerosi incidenti d'auto. Il dormire poco crea alterazioni del cervello simili a quelle causate dall'alcol. Il sonno è necessario per la sopravvivenza e il ciclo sonno-veglia rappresenta un'importante funzione del nostro organismo. Da bambini si dorme molto. Da anziani si dorme meno. Tutti hanno bisogno del sonno; ma la giusta e necessaria quantità di sonno non è uguale per tutti. Ad alcuni, infatti, non sono sufficienti le classiche otto ore di sonno mentre ad altri ne bastano appena sei per essere attivi e pimpanti. Si deve anche tenere presente che la qualità del sonno è importante tanto quanto la quantità. Inoltre più l'età avanza, meno si sente il bisogno di dormire. Talvolta le strategie dello sfinimento non riescono a favorire l'addormentamento dei figli. La stanchezza talvolta non vince la resistenza che i bambini oppongono per non andare a dormire. I piccoli vanno accompagnati a riposare facendo con loro dei giochi tranquilli oppure leggendo con loro quando già sono sdraiati a letto. Qualche coccola e una tazza di latte caldo spesso sono un buon aiuto per far trascorrere loro una buona notte. L'adulto normalmente si addormenta durante il sonno non REM suddiviso in 4 stadi (2 di sonno leggero a cui fanno seguito 2 di sonno profondo). Dopo 90 minuti compare il primo episodio REM con inibizione del tono muscolare e con movimenti oculari rapidi e molti sogni. Al termine del primo stadio REM ricompaiono gli stadi di sonno NON REM a cui segue un nuovo episodio REM e così per un totale di 4-6 cicli. La successione degli stadi e l'alternanza tra sonno NON REM e sonno REM  costituiscono la macrostruttura del sonno. Il sonno profondo domina nella prima parte della notte mentre il sonno leggero e il sonno REM prevalgono nella seconda parte. Ogni notte ci sono mediamente 6 ore in NON REM e 2 ore in REM. Nel sonno non REM è possibile identificare una condizione di sonno instabile e una di sonno stabile. La valutazione dei micro risvegli e la distinzione tra sonno instabile e sonno stabile consentono di definire la microstruttura del sonno. Una certa quantità di micro risvegli è una componente naturale del sonno fisiologico e la misura dei micro risvegli è indice della qualità del sonno. Alcune regole per dormire bene: *L'attività fisica è fondamentale per favorire un sonno intenso e riposante, ma deve essere evitata dopo le ore 20. *La tazzina di caffè e la tazza di tè devono essere escluse dopo le ore 19 in quanto sono eccitanti e influiscono negativamente sul sonno. *A cena non si deve mangiare troppo e si devono escludere i cibi pesanti in modo che la digestione non sia troppo difficile. *La camera da letto deve essere fresca e silenziosa. *La mente deve essere libera e serena. Non si devono portare a letto i pensieri e le preoccupazioni. *Per facilitare il passaggio dalla veglia al sonno è bene andare a letto sempre alla stessa ora. L'insonnia è il disturbo del sonno più diffuso e consiste nella difficoltà ad addormentarsi e a rimanere addormentati. Per parlare di insonnia è necessario che sia presente una sensazione soggettiva di scarso riposo. Ci sono persone che pur dormendo poco, quando si svegliano sono lucide e riposate e non presentano conseguenze durante il giorno quali:stanchezza, irritabilità, scarsa efficienza e presenza di continua sonnolenza. L'insonnia può avere delle conseguenze che si manifestano durante il giorno in quanto il soggetto che ha dormito poco e male è stanco, è irritabile ed è scarsamente efficiente sul piano cognitivo e presenta una costante sonnolenza. Per avere conferma dell'insonnia che emerge dalla semplice anamnesi raccontata dal paziente, è opportuno eseguire un'actigrafia, esame semplice che registra, su un braccialetto posto al polso sinistro del paziente, i movimenti che avvengono durante il sonno. L'insonnia è più frequente nella persona anziana ed in particolare nella donna. E' prevalente l'insonnia saltuaria; solo nel 10% della popolazione l'insonnia è permanente. Può generare conseguenze sulla salute; infatti, il soggetto insonne tende a soffrire maggiormente di patologie cardiovascolari e muscolo scheletriche. L'insonnia può essere transitoria (durata 15-20 giorni) oppure persistente. La persistente può essere primaria ma soprattutto secondaria. La primaria può essere anche una pseudo-insonnia in quanto il soggetto non percepisce il fatto di dormire e crede di essere insonne; in questo caso l'actigrafia chiarisce la situazione. L'insonnia primaria più diffusa è quella psicofisiologica legata a condizionamenti esterni. Un lutto o uno stress possono causare una temporanea insonnia che può determinare dei condizionamenti nella persona che ha paura ad andare a letto perché teme di non riuscire a dormire. Questi soggetti possono migliorare la situazione modificando l'ambientazione della camera. Le più comuni cause di insonnia: * Ritmi di vita irregolari e disordinati. * Elevato consumo di caffeina e di bevande alcoliche. * Esercizio fisico dopo le ore 20. * Temperature inadeguate nella camera da letto. * Ambiente rumoroso. * Sonnellini nel corso della giornata. * Bere troppi caffè * Andare a letto troppo presto o troppo tardi. * Guardare la televisione in camera da letto. * Consumare superalcolici e fumare dopo le 20. Osservando alcune regole possiamo migliorare il sonno: * Coricarsi entro le 23 e alzarsi alle 7 o alle 8 (8-9 ore di sonno) * Evitare il sonnellino durante il giorno. * Bere al massimo 3 caffè al giorno (entro le ore 19). * Nel tardo pomeriggio favorire il relax, evitare il tè, la cioccolata e non fumare (la nicotina è uno stimolante). Evitare bevande gassate e bevande contenenti caffè. Dobbiamo sempre avere presente che la camera da letto non è una cucina e neppure un ufficio. Deve essere e rimanere un ambiente tranquillo, mantenuto alla giusta temperatura, buio e silenzioso. Il corpo ha i suoi automatismi:andare a letto sempre più o meno alla stessa ora serve a rendere più facile il passaggio dalla veglia al sonno. * Medico, presidente dell'associazione “Più vita in Salute”

Ecco perché dobbiamo dormire bene

PERCHE'DOBBIAMO DORMIRE BENE. di Roberto Rey*
Un buon sonno ristoratore è un presupposto importante per garantire una vita attiva e affrontare le fatiche quotidiane. Altrettanto importante è il modo in cui si vive nei 2/3 della giornata che trascorriamo svegli, soprattutto per quanto riguarda l'alimentazione e l'attività fisica. Dormire bene è fondamentale se vogliamo vivere bene e rimanere a lungo in salute. C'è un legame molto forte tra sonno e salute. E' sempre importante il riposo ma al riposo notturno non è riconosciuta tutta l'importanza che realmente merita. Dormire è un bisogno primario e se non si dorme bene nascono molte conseguenze negative. Per ottenere un sonno ristoratore é necessario che l'ambiente sia adatto a consentire di trascorrere una notte tranquilla. La camera da letto è la camera in cui si trascorre la maggior parte del tempo e quindi deve essere un'oasi di tranquillità e di silenzio. Tutto deve essere tranquillo e protetto. Il letto e il materasso sono importanti per un buon sonno quindi devono essere scelti con cura in modo da ottenere i migliori risultati. La luce naturale è un fattore essenziale del ritmo sonno-veglia. La camera da letto dovrebbe essere oscurata mediante persiane,tapparelle o tende spesse in grado di attutire anche i rumori. Prima di coricarsi arieggiare la camera da letto. La temperatura della camera non deve essere superiore ai 23 gradi né minore dei 16 gradi. Il sonno sarà più o meno riposante in funzione non solo del numero dei pasti ma anche in funzione di come ci alimentiamo. Sarà grazie a un'alimentazione consapevole, povera di zucchero e ricca di proteine nobili, di acidi grassi essenziali, di sostanze vegetali e di proteine nobili,che potremo proteggere e rinforzare non solo il corpo ma anche il nostro sonno. Per cominciare bene la giornata e sentirci in forma ci viene suggerito di mangiare così: al mattino come un re, a pranzo come un principe, alla sera quasi da povero. Al mattino: non si deve rinunciare alla ricca colazione fatta di sani carboidrati combinati con grassi buoni e adeguate proteine. A pranzo: Bisogna fare il pieno di energia. Pesce o carne o piatti di soia (proteine) con molta verdura e insalata. Formaggio fresco, frutta o Yogurt. A cena: Mangiare carne e fare una dieta iperproteica permette all'ormone della crescita, che agisce di notte, di esercitare il suo effetto positivo (troppo zucchero nel sangue ne blocca la produzione). Nel pomeriggio: non bere eccitanti come il caffè, il tè nero, il tè verde,la coca cola e altre bevande contenenti caffeina. Molti problemi di sonno possono essere dovuti allo scarso esercizio fisico durante il giorno. La vita di oggi richiede pochi sforzi fisici. L'uomo non è preparato per questo stile di vita sedentario e il nostro organismo “paga” l'eccesso di cibo e la mancanza di esercizio fisico con l'insorgenza di malattie tra cui anche il cancro. Chi non lavora con mani, braccia e gambe, si ritrova prima o poi con la muscolatura indebolita; chi non stimola la circolazione, si ritrova senza fiato al minimo sforzo. Alla sera si è esausti per il grande impegno richiesto per sbrigare gli affari che si sono presentati nella giornata ma manca la “ pesantezza fisica “ necessaria per il profondo sonno. Se invece durante il giorno si è attivi e ci si muove prevalentemente all'aria aperta ci si mantiene non solo sani e in forma ma si creano anche le condizioni per un sonno riposante perché lo sforzo fisico stanca notevolmente. I nostri antenati stavano in piedi tutto il giorno per riuscire a nutrire se stessi e la famiglia. Vale la pena tornare a ispirarsi a questo modello per dormire bene. Facciamo almeno una passeggiata o meglio ancora una camminata serale prima di cenare o prima di andare a letto; fa certamente molto bene per ridurre lo stress accumulato e per rilassarsi. Tutto ciò aumenta la disposizione al sonno. Ricordiamoci sempre che tra sonno e salute il rapporto è molto forte, così come tra cibo e salute e tra attività fisica e salute. Le persone che per lunghi periodi dormono poco e male, finiscono per entrare in un circolo vizioso decisamente pericoloso che ha effetti negativi sia sul corpo che sulla psiche. Se si dorme meno di 6 ore (anziché le necessarie 7-8 ore) si rischia di vivere una vita più breve e di qualità inferiore. Il sonno di breve durata favorisce il sovrappeso e il diabete e ha conseguenze negative anche sulla vita sociale. * Medico, presidente dell'associazione “Più vita in salute”

lunedì 18 aprile 2022

Opportunità e rischi dell'Intelligenza Artificiale nella sanità

L’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence, AI nella dizione anglosassone), in questi ultimi anni, ha rivoluzionato la quotidianità dei cittadini e, considerando la velocità dello sviluppo tecnologico, ne modificherà i comportamenti e le abitudini anche nel prossimo futuro. Ogni giorno, infatti, anche inconsapevolmente, utilizziamo tecnologie basate sull’AI, che ci facilitano compiti, più o meno complessi, della vita quotidiana: dalla navigazione in automobile, alla ricerca di un ristorante o al suggerimento all’acquisto di un determinato bene di consumo. Il mondo sanitario in generale e quello della diagnostica in particolare, subisce, allo stesso modo, questo processo di sviluppo. Ad esempio, tecnologie basate sull’AI controllano già oggi le grandi apparecchiature di diagnostica per immagini (Tomografia Computerizzata, TC o Risonanza Magnetica, RM), standardizzando i protocolli di acquisizione e riducendo drasticamente i tempi di acquisizione degli esami, al fine di migliorare la compliance e il comfort dei pazienti. Esistono anche algoritmi in grado di supportare il radiologo nell’identificazione di patologie (ad esempio, noduli mammari o polmonari, fratture ossee, pneumotorace, ecc), riducendo al minimo gli errori di percezione, oppure aiutare lo specialista nella caratterizzazione di lesioni (ad esempio, il dermatologo con il melanoma cutaneo), con lo scopo di migliorare la diagnosi. Le ultime evidenze scientifiche riportano, inoltre, studi sull’uso di sistemi esperti “intelligenti”, in grado di categorizzare il rischio del paziente, determinare una prognosi e supportare il medico nella successiva decisione terapeutica. Questo tumultuoso sviluppo rischia, d’altra parte, di essere incontrollato e fonte di potenziali rischi, derivanti, ad esempio, dall’uso di sistemi di AI privi di una rigorosa validazione scientifica, dalla mancanza di controllo sui dati processati dai sistemi esperti, da possibili violazioni della privacy degli utenti e da discriminazioni introdotte dalla programmazione degli algoritmi; senza dimenticare le aspettative illusorie e fuorvianti per sanitari e pazienti derivanti da un utilizzo improprio dei sistemi di AI. Si aprono, quindi, nuove problematiche etiche e legali, che coinvolgono la responsabilità professionale e il ruolo del medico nell’interazione con i sistemi di AI, arrivando anche a modificare potenzialmente il rapporto medico-paziente. Secondo il ministero della Salute, uno sviluppo incontrollato e non governato dell’AI non è scevro da potenziali rischi, derivanti, ad esempio: 1) dall’uso di sistemi di AI privi di una rigorosa validazione scientifica; 2) dalla mancanza di controllo sulla modalità di processazione dei dati da parte dai sistemi esperti; 3) da possibili violazioni della privacy degli utenti; 4) da discriminazioni (ad esempio di razza e/o di genere) introdotte dalla programmazione degli algoritmi; 5) dall’assenza di informazioni circa la sicurezza e la riproducibilità nell’uso dei sistemi di AI; 6) dalla mancanza di norme circa la responsabilità professionale del medico nell’interazione con gli algoritmi; 7) dalla impreparazione del personale medico e sanitario al corretto utilizzo dei sistemi di AI e alla appropriata modalità di comunicazione del loro utilizzo ai pazienti; 8) dall’incomprensione da parte dell’utente/cittadino dei reali benefici e limitazioni dei sistemi di AI. Per poter introdurre, in modo sicuro, nella pratica clinica i sistemi di AI e per competere in ambito internazionale nella programmazione e nello sviluppo degli stessi, “è auspicabile che, nel nostro Paese – ha scritto il ministero della Salute - siano attuati i seguenti interventi:  realizzazione di infrastrutture organizzative, informatizzate, a livello locale, regionale o nazionale, di data stewardship e data governance;  creazione di una struttura di governance dei sistemi di AI da parte delle agenzie regolatorie italiane, in particolare il ministero della Salute per ciò che riguarda i dispositivi medici e Aifa per gli eventuali aspetti terapeutici, con lo scopo di stabilire delle regole rigorose per l’approvazione e la registrazione di tali sistemi;  predisposizione di linee guida nazionali riguardanti le modalità di integrazione e il corretto utilizzo dei sistemi di AI nella diagnostica, in accordo con le società scientifiche di riferimento;  creazione di un osservatorio nazionale permanente al ministero della Salute, per il monitoraggio delle performance dei sistemi di AI immessi sul mercato (analisi post-market);  predisposizione di moduli formativi universitari e post-universitari per migliorare le conoscenze e competenze in materia di AI del personale medico e delle professioni sanitarie; I sistemi di intelligenza artificiale come strumento di supporto alla diagnostica 2021  integrazione di elementi metodologici in tema di AI all’interno dei programmi della scuola secondaria superiore e creazione di contenuti informativi, anche tramite canali informatici, al servizio del cittadino.

domenica 10 aprile 2022

Un italiano su due cerca in Internet notizie sulla salute

Negli ultimi tre mesi prima dell'indagine del 2021 sull'uso delle Tic (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) nelle famiglie e da parte degli individui, un cittadino dell'Ue su due (55%) di età compresa tra 16 e 74 anni ha riferito di avere cercato informazioni sanitarie online relative a lesioni, malattie, alimentazione, migliorare la salute o simili. Lo ha censito Eurostat, l'istituto di ricerca europeo. La percentuale di persone che cercano informazioni sanitarie online per scopi privati ​variava tra gli Stati membri: nel 2021, la quota più alta è stata registrata in Finlandia, dove l'80% delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni ha cercato online argomenti relativi alla salute negli ultimi tre mesi prima del sondaggio, seguito da Paesi Bassi (77%), Danimarca (75% ) e Cipro (74%). In Italia la quota è risultata di poco superiore al 50%. Al contrario, le quote più basse sono state osservate in Bulgaria (36%) e Romania (40%), seguite da Germania (45%) e Polonia (47%). Nell'ultimo decennio, la quota di persone che cercano informazioni sanitarie online è aumentata in quasi tutti gli Stati membri dell'Ue con un aumento medio di 17 punti percentuali rispetto al 2011 (38%). Gli aumenti più elevati del numero di persone che cercano informazioni sanitarie online sono stati registrati a Cipro (+46 punti percentuali), seguita da Cechia (+33 punti percentuali), Malta (+32 punti percentuali) e Spagna (+31 punti percentuali).

giovedì 7 aprile 2022

La Liguria lancia test contro la degenerazione maculare

La degenerazione maculare rappresenta la principale causa di cecità legale (grave perdita della visione centrale) dopo i 50 anni. Oltre un milione di persone ne sono affette in Italia. Con l’avanzare dell’età il rischio di degenerazione maculare e il rischio di aggravamento della malattia progressivamente aumentano. Pur essendo una delle cause più comuni di cecità grave nelle persone di età superiore ai 50 anni è quasi completamente sconosciuta e questo non consente una seria attività di prevenzione che potrebbe essere fatta anche con un semplice test di autodiagnosi. “E’ da questo dato che siamo partiti per la nostra iniziativa – dichiara l’assessore regionale agli Stili di Vita Consapevoli e al Personale di Regione Liguria Simona Ferro (nella foto) – abbiamo bisogno di far conoscere questa malattia e di portare avanti una seria prevenzione. Dopo l’esperienza del Comune di Genova che ha promosso il test di autovalutazione del Comitato Macula ‘Testa la Vista’ abbiamo deciso di riproporlo nelle medesime modalità in Regione Liguria per poi ampliare questo strumento di autodiagnosi in tutti i Comuni delle Liguria”. Avere a disposizione un test come questo – spiega il vicesindaco del Comune di Genova Massimo Nicolò – può rivelarsi fondamentale per riconoscere l’insorgere di retinopatie e maculopatie anche in persone ignare di essere affette da diabete. Ricordo che ‘Testa la vista’ non può e non deve considerarsi come sostitutivo di una visita oculistica, ma è senza dubbio utile ad aiutare le persone a individuare i potenziali segnali che possono portare alla diagnosi precoce e quindi all’accesso tempestivo alle cure, riducendo così in modo significativo il rischio di danni ancora maggiori alla vista “Oggi è un grande giorno in quanto grazie a Regione Liguria riusciamo a sensibilizzare tutti su questo problema – ha sottolineato Massimo Ligustro presidente del Comitato Macula - offrendo a tutti (turisti inclusi) un nuovo strumento di prevenzione. Grazie a tutti e non perdiamoci la vista”. ‘Testa la vista’ è un innovativo strumento di indagine digitale che nasce con l’intento di supportare il Comitato Macula, la prima associazione italiana di pazienti affetti da maculopatie e retinopatie, nell’impegno di prevenire o intercettare precocemente queste patologie. Si tratta di un test di autovalutazione della vista basato sull’osservazione di una serie di immagini a partire dalla griglia di Amsler, metodo già collaudato dagli oftalmologi per intercettare con efficacia gli indizi di disturbi visivi associabili a problematiche retiniche e maculari. Il test è gratuito, non è invasivo ed è semplice e servono pochi minuti per comprendere se c’è necessità di ulteriori controlli, fermo restando che il risultato negativo non possa escludere la presenza di altre patologie non diagnosticabili col test. L’utenza di riferimento di ‘Testa la vista’ è la popolazione affetta da diabete, che ne siano consapevoli o meno. ‘Testa la vista’ offre l’opportunità di contattare un operatore di SOS Macula per ricevere tutte le informazioni necessarie per approfondimenti e cure. SOS Macula è un servizio gratuito dell’associazione Comitato Macula attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 al numero 3755378678. Questo test sarà disponibile sul sito e sui canali intranet di Regione Liguria e quindi disponibili sia per i dipendenti dell’ente, ma anche e soprattutto per i cittadini della nostra regione che potranno accedere a questo strumento di autodiagnosi importantissimo per la propria salute. “Mi auguro che tutte le amministrazioni locali e non solo seguano l’esempio di Regione Liguria e del Comune di Genova – conclude l’assessore Ferro – ed è per questo che nell’immediato futuro scriverò alle amministrazioni locali per chiedere la loro collaborazione e la promozione di questa piattaforma”.

mercoledì 6 aprile 2022

Irccs di Candiolo: due investimenti innovativi da 30 milioni

Due importanti investimenti in alta tecnologia sono in corso di implementazione all’IRCCS di Candiolo, secondo un piano di attività definito in un incontro tra l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi e il presidente della Fondazione del Piemonte per l’Oncologia, Andrea Agnelli. Si tratta dell’acquisizione di una strumentazione CyberKnife, vale a dire una nuova forma di radioterapia di precisione chirurgica anche su lesioni che si muovono con il respiro e della realizzazione di un sistema di Protonterapia, un innovativo trattamento radiante oncologico per la cura di tumori. “Attualmente – osserva l’assessore Luigi Genesio Icardi - in Piemonte non vi sono strumentazioni similari, sia nel pubblico che nel privato. Siamo grati all’IRCCS di Candiolo, che puntualmente mantiene le promesse di rilancio tecnologico sul fronte delle cure oncologiche di altissima specializzazione, confermandosi una vera eccellenza sanitaria per la nostra regione. Grazie a queste nuove apparecchiature, non solo molti pazienti piemontesi non saranno più costretti a recarsi fuori regione per determinati trattamenti terapeutici, ma si invertirà il flusso dei pazienti verso il Piemonte. Vuol dire che specifici trattamenti ora possibili solo a Trento, a Pavia e altrove, potranno essere eseguiti in Piemonte, a Candiolo”. Sul piano economico, per questi interventi l’IRCCS di Candiolo investe complessivamente oltre 30 milioni di euro. “Sappiamo quanto sia determinante l’aspetto tecnologico nella lotta al cancro – dichiara il presidente della Fondazione del Piemonte per l’oncologia, Andrea Agnelli – e l’Istituto di Candiolo ne ha fatto da sempre una priorità, insieme all’alta specializzazione dei sanitari e all’umanità dell’approccio con i pazienti. La radioterapia dell’IRCCS di Candiolo è attualmente dotata di tre strumenti ad alta tecnologia, un acceleratore lineare di ultima generazione e due tomotherapy”. Nello stesso incontro, l’assessore Icardi e il presidente Agnelli hanno convenuto che l’ospedale di Candiolo metterà a disposizione venti posti letto per la cura dei pazienti oncologici ucraini adulti, cosi come è stata ribadita la disponibilità dell’Istituto a collaborare con i professionisti delle Aziende sanitarie piemontesi che intendono avvalersi delle dotazioni sanitarie di alta tecnologia dell’ospedale.

lunedì 4 aprile 2022

I dati principali del Rapporto sulle tossicodipendenze

Sono 125.428 le persone dipendenti da sostanze assistite in Italia nel 2020 dai Servizi pubblici per le Dipendenze. Lo ha comunicato il ministero della Salute, precisando che l'86% dei pazienti sono di genere maschile e che l’eroina rimane la sostanza primaria più usata dall’insieme degli utenti in trattamento. Questi alcuni dei dati che emergono dal Rapporto tossicodipendenze 2020, che rappresenta l'analisi dei dati rilevati, a livello nazionale, attraverso il Sistema Informativo Nazionale per le Dipendenze (Sind) nel 2020. Il documento è uno strumento conoscitivo fondamentale per i diversi soggetti istituzionali responsabili della definizione e attuazione delle politiche sanitarie del settore dipendenze, per gli operatori e per i cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale. In sintesi ecco alcuni dei risultati principali del Rapporto: nel 2020 sono operanti in Italia 575 Servizi pubblici per le Dipendenze (Ser.D); per rendere il servizio più accessibile a tutta la popolazione, in diverse regioni i servizi sono articolati su più sedi di erogazione delle prestazioni; la dotazione complessiva del personale dipendente all’interno dei Serd.D risulta pari a 6.200 unità Nel 2020, i servizi in Italia hanno assistito complessivamente 125.428 soggetti dipendenti da sostanze (su un totale di 198.497 contatti) di cui 15.671 sono nuovi utenti (12,5%) e 109.757 sono soggetti già in carico o rientrati dagli anni precedenti (87,5%). Circa l’86% dei pazienti totali sono di genere maschile con un rapporto di una femmina ogni sei maschi. I pazienti in trattamento sono prevalentemente di nazionalità italiana (91,3%). Le classi di età più frequenti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni Il 63,9% dell’utenza in trattamento per droga è in carico ai servizi per uso primario di oppiacei; tale percentuale scende al 28,8 % tra i nuovi utenti, mentre tra le persone già in carico o rientrate arriva al 68,9%. L’eroina, rimane la sostanza primaria più usata dall’insieme degli utenti in trattamento; tuttavia la proporzione di persone sul totale dei trattati che la scelgono come sostanza di elezione, diminuisce nel corso degli anni. Nel 2020 si registrano 14.323 dimessi (13.777 in regime ordinario e 546 in regime diurno) con diagnosi correlate all’uso di droghe dalle strutture ospedaliere italiane. Infine, il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per i gruppi diagnostici correlati all’uso di droghe ammonta a 5.677, che rappresentano lo 0,04% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale.

venerdì 1 aprile 2022

In Italia assistiti oltre 728.000 pazienti psichiatrici

Gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici in Italia nel 2020 ammontano a 728.338, con tassi standardizzati che vanno da 342 per 100.000 abitanti adulti in Molise fino a 1.954 in Umbria (la media nazionale è 1.434 ogni 100.000 abitanti). Lo ha rivelato il ministaro della Salute precisando che gli utenti sono di sesso femminile nel 53,6% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (69%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni mentre la più alta concentrazione si ha nelle classi 45-54 anni e 55-64 anni (46,8% in entrambi i sessi); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe over 75 anni (6,7% nei maschi e 10,7% nelle femmine). Nel 2020 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta nell'anno (utenti al primo contatto) con i Dipartimenti di Salute Mentale sono stati 253.164, di cui il 91,8% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita (first ever pari a 232.376). I tassi degli utenti trattati per gruppo diagnostico evidenziano importanti differenze legate al genere. I tassi relativi ai disturbi schizofrenici, ai disturbi di personalità, ai disturbi da abuso di sostanze e al ritardo mentale sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare, per la depressione il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile (242 per 100.000 abitanti nei maschi e 404 nelle femmine). Le prestazioni erogate nel 2020 dai servizi territoriali ammontano a 8.299.120, con una media di 12,3 prestazioni per utente. Complessivamente il 79,6% degli interventi è effettuato in sede, l’8,9% a domicilio e il resto in una sede esterna; gli operatori prevalenti sono rappresentati da medici (34,7%) e infermieri (42,7%). Il 33% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica a domicilio e nel territorio, il 22,8% da attività psichiatrica, l’11,4% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,6% da attività di coordinamento e il 6,3% da attività di supporto alla vita quotidiana, il 6,2% da attività psicologica-psicoterapica; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto. Inoltre, le giornate di presenza presso strutture residenziali sono state 10.594.206 per 26.288 utenti; la durata media del trattamento a livello nazionale è pari a 1.059,6 giorni. Gli accessi nelle strutture semiresidenziali sono stati 1.032.170 per 21.898 persone (2.091 accessi per 100.000 abitanti). Nel 2020 si sono registrate 84.491 dimissioni dalle strutture psichiatriche ospedaliere (pubbliche e private), per un totale di 1.130.499 giornate di degenza con una degenza media di 13,4 giorni. Con riferimento ai Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), le riammissioni non programmate entro 30 giorni rappresentano il 13,5% del totale delle dimissioni, mentre quelle a 7 giorni rappresentano il 7,5%. Sempre nel 2020 sono stati registrati 5.398 trattamenti sanitari obbligatori nei SPDC che rappresentano il 7,1% dei ricoveri avvenuti nei reparti psichiatrici pubblici (76.351). Gli accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche sono ammontati a 421.208, che costituiscono il 3,2% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale. Il 15,3% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita in ricovero, di cui più della metà sono accolti nel reparto di psichiatria. Inoltre il 38,6% degli accessi per problemi psichiatrici registra una diagnosi di Sindromi nevrotiche e somatoformi. Il 71,3% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita a domicilio. In regime di assistenza convenzionata, oper la categoria degli antidepressivi la spesa lorda complessiva è stata di oltre 391 milioni di euro, con un numero di confezioni superiore a 37 milioni. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è risultata superiore a 77 milioni di euro, con un numero di confezioni che supera i 5,9 milioni. Per la categoria Litio la spesa lorda complessiva è stata di circa 3,6 milioni di euro con 900.840 confezioni. In distribuzione diretta, per la categoria degli antidepressivi la spesa lorda complessiva è stata di 1 milione di euro con 496.762 confezioni; per la categoria degli antipsicotici la spesa lorda complessiva è ammontata a circa 72 milioni con 6,7 milioni di confezioni e per la categoria Litio la spesa lorda stata è di 55.208 euro con 24.349 confezioni.