martedì 8 marzo 2022

In forte riduzione il consumo di antibiotici

Nel 2020 il consumo complessivo di antibiotici in Italia, pubblico e privato, è stato in forte riduzione rispetto al 2019 (-18,2%). Allora gli antibiotici hanno rappresentato, con 692,1 milioni di euro, il 3% della spesa e l’1,2% dei consumi totali a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn), che ha erogato quasi l’80% delle dosi totali, con una riduzione del 21,7% rispetto al 2019. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. Complessivamente, i consumi italiani di antibiotici si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei. La spesa pro capite Ssn (11,6 euro) è in diminuzione rispetto all’anno precedente. Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn (classe A) sono stati pari a 3,9 dosi ogni 1.000 abitanti, che corrispondono al 24% del consumo territoriale totale di antibiotici e a una spesa pro capite di 2,05 euro. Circa il 90% del consumo di antibiotici a carico del Ssn viene erogato in regime di assistenza convenzionata, confermando che gran parte dell’utilizzo avviene a seguito della prescrizione del medico di Medicina Generale o del pediatra di Libera Scelta.
Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. Rispetto al 2016 si osserva complessivamente una riduzione del 27,4% dei consumi degli antibiotici sistemici e le categorie che hanno maggiormente contribuito a tale flessione sono state le associazioni di penicilline (compresi inibitori delle betalattamasi), i macrolidi e i fluorochinoloni. Va comunque ricordato che i consumi di fluorochinoloni erano in netto calo già nel 2019, a seguito delle restrizioni all’uso di questi antibiotici stabilite dall’Ema alla fine del 2018 e successivamente dall’Aifa. Nonostante le riduzioni registrate rispetto al 2019, si continua a osservare un’ampia variabilità regionale con il minore consumo nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Centro e del Sud. Nonostante i diversi livelli di consumo, si rileva una riduzione superiore al 20% nel 2020 rispetto all’anno precedente, piuttosto omogenea nelle varie aree geografiche: Nord -25%, Centro -25,4%, Sud -21,3%. In particolare, le maggiori contrazioni dei consumi hanno riguardato l'Alto Adige e l’Emilia-Romagna (rispettivamente -28,3% e -27,8%), mentre le maggiori riduzioni di spesa sono state osservate in Emilia-Romagna, Toscana e nelle Marche (-26,5%, -26,4% e -26,4% rispettivamente). Nel corso dell’anno circa tre italiani su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici e in media ogni utilizzatore è stato in trattamento per circa 14 giorni nel corso dell’anno, con una prevalenza d’uso che aumenta all’avanzare dell’età, superando il 50% nella popolazione ultra-ottantacinquenne. Si conferma un maggior consumo di antibiotici nelle fasce estreme, con un livello più elevato nei primi quattro anni di vita (prevalenza d’uso 31,3% nei maschi e 29,4% nelle femmine) e nella popolazione con età uguale o superiore agli 85 anni (prevalenza d’uso 55,6% negli uomini e 50,4% nelle donne). Si riscontra anche un più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie e per gli uomini in quelle estreme. Nel 2020, il 26,2% (nel 2019 era il 40,9%) della popolazione italiana fino ai 13 anni di età ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, con una media di due confezioni per ogni bambino trattato, dati in marcata diminuzione rispetto al 2019. Confrontando il 2020 con il 2019, si registrano in tutte le aree geografiche riduzioni sia in termini di numero di confezioni che di prevalenza d’uso di antibiotici. Ciò è attribuibile alla misure implementate per contenere la trasmissione del Covid-19, quali la chiusura prolungata delle scuole e dei luoghi di ritrovo, che sono risultate efficaci anche nel ridurre la frequenza delle comuni infezioni batteriche e di quelle virali, queste ultime spesso trattate impropriamente con antibiotici, soprattutto nel periodo invernale. Il maggior livello di esposizione si rileva nella fascia compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa un bambino su tre riceve almeno una prescrizione di antibiotici senza differenze di genere. È importante pianificare azioni per il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva visto il ruolo importante del consumo di antibiotici sullo sviluppo di antibiotico-resistenze. L’indicatore che confronta il ricorso alle molecole ad ampio spettro rispetto a quello delle molecole a spettro ristretto ha registrato un peggioramento dal 2019 al 2020 passando da 4 a 4,5. Questo incremento, derivante da una maggior contrazione dell’uso delle molecole a spettro ristretto (come amoxicillina semplice) rispetto a quelle ad ampio spettro, può essere l’effetto di una variazione della tipologia/gravità delle infezioni gestite in ambulatorio e, in parte, di un eccessivo uso di molecole di seconda scelta. Nel 2020 quasi il 45% della popolazione ultrasessantacinquenne ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici; ma sono state osservate importanti riduzioni rispetto al 2019 sia in termini di dosi (-17,9%) sia in termini di prevalenza d’uso (-15,2%). I livelli di consumo degli antibiotici sistemici aumentano progressivamente all’avanzare dell’età; si osserva inoltre una differenza di genere dei consumi che, in tutte le fasce di età, risultano più elevati negli uomini rispetto alle donne. Le associazioni di penicilline, inclusi gli inibitori delle betalattamasi, sono la categoria terapeutica maggiormente utilizzata nella popolazione ultrasessantacinquenne.

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