venerdì 4 febbraio 2022

Lotta contro il cancro, l'intervista a Silvia Novello (Unito)

In occasione della Giornata Mondiale Contro il Cancro 2022, Unito News, pubblicazione web dell'Università di Torino, ha fatto il punto sul contrasto alle neoplasie con Silvia Novello, docente di oncologia medica al Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, responsabile della Struttura Semplice Dipartimentimentale di Oncologia Polmonare al “San Luigi Gonzaga” di Orbassano e presidente di Walce (Women Against Lung Cancer in Europe). Ecco l'intervista. Professoressa Novello, lo slogan della Giornata mondiale contro il cancro 2021 è stato “Io sono e Io farò", che vuole sottolineare l'importanza dell'agire individuale in merito alla prevenzione oncologica. Ma quali sono gli strumenti che i cittadini hanno a disposizione per prevenire il sorgere di eventuali neoplasie? I cittadini hanno in mano strumenti efficaci e possono fare molto in termini di prevenzione primaria. Questo non significa che sia semplice né scontato, ma tanti sono gli accorgimenti e le attenzioni che possono avere nei confronti di loro stessi per ridurre il rischio di malattia tumorale. Partendo dal peggiore: una delle cause di vari tipi di tumore (polmone, testa e collo, pancreas, vescica, etc) è il fumo di sigaretta. Poi ci sono i corretti stili di vita, intesi in senso lato, che comprendono un’alimentazione adeguata e l’attività fisica. Per quanto riguarda l’alimentazione, nulla va esasperato; abbiamo la fortuna di vivere in un contesto geografico che ci offre una dieta equilibrata, se si basa su prodotti locali consumati in modo appropriato. L’attività fisica invece, commisurata all’età e alle possibilità del singolo individuo, è fondamentale. Oggi parliamo di cancro, ma queste attenzioni che il cittadino riserva a sè stesso lo mettono al riparo anche da altre malattie invalidanti molto temute, come le patologie polmonari o cardiovascolari. Infine, quando parliamo di prevenzione ci riferiamo anche a quelle persone che hanno già avuto un cancro e per le quali l’obiettivo è prevenire la ricaduta o l’insorgenza di un nuovo tumore e gli accorgimenti sopra citati li riducono in modo significativo. Negli ultimi anni, le maggiori innovazioni terapeutiche in ambito oncologico sono state l’immunoterapia e la terapia di precisione. Quali sono stati i benefici che queste cure hanno portato ai pazienti e quanto tempo ci è voluto per svilupparle? I tempi per perfezionare queste cure sono stati lunghi, in alcuni casi parliamo di decenni. Ma l’effetto volano che ne è scaturito ha portato ad avere benefici indiscussi e palesi in tempi poi più rapidi per altre categorie di pazienti e malattie. Non si tratta infatti di esercizi scientifici che portano solo a dati utili per la ricerca perchè l’introduzione dell’immunoterapia nel trattamento di malattie come il melanoma e il carcinoma polmonare ne ha modificato la storia. Introdotta in primis nella cura di queste malattie in fase metastatica, ci ha consentito di poter cominciare a parlare di “cronicizzazione”, come facciamo per altre patologie. Abbiamo dati che continuano ad esser positivi anche con lunghi tempi di osservazione - superiori ai cinque anni - insperati con approcci terapeutici precedenti. Per la medicina di precisionem il concetto è ancora più affascinante: con i ricercatori preclinici cerchiamo un “bersaglio” sulla cellula tumorale e sviluppiamo molecole capaci di colpire quel bersaglio, con l’obiettivo di personalizzare la cura, migliorandone l’efficacia e riducendone la tossicità. Obiettivo raggiunto in alcuni casi in modo ottimale, come per il tumore polmonare: già ora, circa un terzo dei pazienti con malattia in stadio avanzato può esser trattato con farmaci a bersaglio molecolare. La sfida vera di queste due terapie sarà il loro inserimento o consolidamento nella malattia precoce, insieme alla chirurgia. In questo caso l’obiettivo diventa l’abbattimento della mortalità. Recentemente il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha dichiarato: “È particolarmente strategico investire nella prevenzione e nella ricerca, supportando la comunità scientifica nella lotta contro il cancro”. Nella sua esperienza da docente e medico, che tipo di supporto ha riscontrato? Il supporto è stato crescente, soprattutto nell’ultimo periodo. C’è stata una sorta di presa di coscienza, vista la situazione, che ha portato a una maggiore erogazione di fondi per la ricerca. Più in generale, sono tre gli ambiti in cui ho visto realizzato praticamente questo sostegno. Innanzitutto, la possibilità effettiva di aumentare i ricercatori e i dottorandi che afferiscono ai vari Dipartimenti, compreso quello di Oncologia UniTo. Per questi ragazzi la sfida sarà avere la forza e la possibilità di tenerli in seno all’Ateneo, anche al termine dell’impegno come ricercatori o dottorandi. Poi c’è stata l’apertura a progetti di ricerca che vedono UniTo come capofila in iniziative che riguardano proprio la medicina di precisione; faccio riferimento, nello specifico, a una tematica del Pnrr con un progetto su Diagnostica e Terapie Innovative nella Medicina di precisione, coordinato dal professor Alberto Bardelli del Dipartimento di Oncologia. Infine, il coinvolgimento dell’Aou San Luigi come sede piemontese per il programma nazionale di prevenzione secondaria per il tumore polmonare, come da delibera proprio del ministro Speranza firmata nel novembre 2021. I dati AIRC ci dicono che in Italia nel 2021 ci sono state circa 377.000 nuove diagnosi di tumore, di cui 195.000 fra gli uomini e 182.000 fra le donne. La distanza tra queste due categorie è sempre più ravvicinata, tanto che lei l’ha definita una “triste parità di genere”. L’aumento del numero di donne affette da cancro da quali fattori dipende? Nel mio pragmatismo non mi piace girare troppo intorno alle cose, preferisco arrivare diretta al punto: il motivo sta nel trascurarsi delle donne, nel non badare a sè stesse nel controllo proprio di quei fattori prima menzionati. A partire dal fumo di sigaretta, che vede le nostre adolescenti primeggiare a livello europeo. Svettare con questi numeri non ci fa certo piacere, ma sta di fatto che la differenza fra donne e uomini fumatori è andata riducendosi, fin quasi ad azzerarsi, per riflettersi poi - con quello che noi chiamiamo “tempo di latenza”, ossia il tempo che intercorre fra l’esposizione a un fattore e lo sviluppo di una patologia - in un aumento di incidenza e mortalità per tumore polmonare e non solo. Una malattia come il tumore polmonare, che era a pressoché unico retaggio maschile, ora è una malattia molto comune fra le donne. Sedentarietà e dieta inadeguata sono certamente altri fattori di rischio. Tra i dati positivi troviamo il tasso di mortalità, che in Italia è in diminuzione e l’aumento della percentuale di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi del cancro, sia per gli uomini che per le donne. Possiamo leggere questi dati con ottimismo? L’ottimismo deve per forza esistere in oncologia, lo sguardo deve sempre essere rivolto al futuro perché ogni diagnosi può essere potenzialmente anticipata e resa meno invasiva e ogni cura più efficace e meno tossica, ma per questo bisogna continuare ad investire nella ricerca e i cittadini devono affidarsi alla medicina. Purtroppo in questo periodo stiamo riscontrando molto scetticismo da parte dei pazienti, che si sentono disorientati o tendono a fare autodiagnosi. Ma l’appello resta immutato: affidarsi a chi conosce la materia.

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