giovedì 3 febbraio 2022

L'arma della prevenzione contro la malattia mentale

di Filippo Bogetto*
Come in tutta la medicina, anche in psichiatria la prevenzione si può suddividere in: primaria (prima della comparsa di segnali psicopatologici), secondaria (quando si presentano elementi psicopatologici non ancora tali da permettere una diagnosi clinica definita), terziaria (volta a mantenere la salute mentale dopo un episodio patologico), quaternaria (si propone di evitare gli eccessi terapeutici). L'azione preventiva, come quella terapeutica, riguarda fattori biologici, psicologici e sociali strettamente connessi fra loro e che si influenzano l'un l'altro. La prevenzione primaria può rivolgersi alla popolazione generale o, più selettivamente, a popolazioni a rischio in relazione a fattori specifici. Fra questi si possono distinguere fattori perinatali quali infezioni materne, complicazioni ostetriche, scarsa nutrizione, farmaci inappropriati; fattori infantili quali la salute fisica, traumi, modificazioni epigenetiche dovute a influenze negative dell'ambiente sulle attività regolate dai geni; fattori puberali e adolescenziali, quali cambiamenti cerebrali e ormonali e abuso di sostanze; fattori familiari, quali depressione materna perinatale, trascuratezze genitoriali, maltrattamenti, malattie mentali; fattori sociali, quali bullismo, abusi, isolamento, stigma. Su questi ultimi fattori, interventi psicopedagogici e psicoterapeutici possono aumentare la resilienza, cioè la capacità di adattarsi bene dopo avversità, traumi, situazioni stressanti.  La prevenzione secondaria può permettere di intervenire tempestivamente in caso di sintomi e comportamenti non ancora definibili come patologici. Un esempio può essere costituito da vissuti d'ansia e di tristezza temporanei e correlati a riconosciute difficoltà esistenziali. In particolare, nelle età infantili e adolescenziali possono far prevedere futuri sviluppi patologici i ritardi nel linguaggio e nella motricità, l’irritabilità, l’iperattività con problemi di condotta, le difficoltà cognitive, le difficoltà nei rapporti sociali. Anche in questi casi, si è dimostrata l'efficacia di interventi precoci, in particolare psicoterapeutici, al fine di prevenire l'insorgenza di disturbi d'ansia, depressivi, del comportamento alimentare e dell'abuso di sostanze.  La prevenzione terziaria mira a far sì che un episodio psicopatologico non si ripresenti o si cronicizzi o lasci conseguenze negative. Due esempi rilevanti sono rappresentati dal disturbo bipolare, caratterizzato dal ripetersi di episodi di depressione e di euforia, e dalla schizofrenia. Nel disturbo bipolare il provvedimento più importante rimane l'assunzione dei sali di litio, per tempi prolungati; nella schizofrenia occorre il mantenimento di un’adeguata terapia antipsicotica, naturalmente modulandone le dosi. In associazione vanno proseguiti interventi psicoterapeutici e psicoriabilitativi.  La prevenzione quaternaria può essere riassunta dicendo che le terapie psicofarmacologiche non devono essere demonizzate, come purtroppo sovente avviene, in quanto costituiscono un presidio fondamentale nella cura delle malattie mentali; purché assunte solo in risposta a una diagnosi accurata. E' facile dire che la follia è in tutti noi, che la creatività è associata a una dose di follia e così via, dimenticando che la malattia mentale è sofferenza, dolore e, a volte, distruzione della vita.  * Professore emerito di Psichiatria – Università di Torino

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