domenica 6 marzo 2022

I gravi danni della malattia cronica delle gengive

Dal diabete alla pressione alta, dall’artrite ai problemi cardiovascolari fino addirittura all’Alzheimer, al parto prematuro e al Covid in forma grave, la malattia cronica delle gengive, la parodontite, è collegata al rischio di sviluppare diverse malattie: “ci sono solide evidenze scientifiche che legano la parodontite a qualcosa come 50 diverse patologie” ha detto Francesco D’Aiuto, della University College London e della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP). Lo scrive l'Ansa, aggiungendo che molte malattie hanno una componente infiammatoria e la parodontite è caratterizzata da un processo infiammatorio gengivale cronico. diretta conseguenza di un infezione batterica. “Una associazione tra problemi cardiovascolari e diabete con la parodontite - ha spiegato D’Aiuto sulla rivista Nature - è ormai documentata particolarmente bene”. Lo stesso specialista ha precisato che sulla base di dati clinici raccolti finora si stima che la malattia delle gengive aumenti il rischio di malattia cardiaca futura del 10-15% (un aumento equivalente a quello associato ad altri fattori di rischio come lo stress, oppure il fumo passivo). L'Ansa riferisce inoltre che un lavoro pubblicato di recente sul Journal of Periodontology da Thomas Van Dyke del Forsyth Institute, in Massachusetts (Usa) evidenzia che soffrire di parodontite potrebbe addirittura raddoppiare il rischio di avere un infarto o un ictus o un altro evento cardiovascolare. E anche per il diabete diversi studi documentano ormai in modo esaustivo il nesso con la parodontite. Il collegamento è biunivoco, nel senso che una malattia favorisce l’altra. Le più recenti evidenze scientifiche, inoltre, negli ultimi anni hanno collegato la parodontite a condizioni quali l’Alzheimer e l’artrite reumatoide. “Alcuni studi stanno via via confermando un possibile legame di causa ed effetto tra parodontite e malattie e questo fa sperare in un futuro dove il controllo della salute parodontale diventi parte integrante delle cure mediche”, ha concluso D’Aiuto, sottolinenado che però molto resta da scoprire sui meccanismi in atto.

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